Economia

George Soros chiude la sua Fondazione in Ungheria

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Chiude bottega in Ungheria la fondazione di Georg Soros, l’Open society fondation a seguito di una  situazione definita da un suo comunicato sempre più repressiva.

È l’ultimo capitolo dello scontro tra   il governo di supermaggioranza assoluta del popolare premier sovranista ungherese, Viktor Orbán, contro le Ong umanitarie che assistono i migranti e quindi contro il tycoon americano di origini ebree ungheresi George Soros.

Il governo infatti sta preparando una rigida legge sulle Ong, ribattezzata “Stop Soros” che prevede pesanti tasse del 25 per cento e controlli sulle Ong finanziate dallestero, autorizzandone la chiusura se vengono giudicate “minaccia alla sicurezza nazionale.

“Il governo ungherese ha denigrato e travisato il nostro lavoro e represso la società civile in nome del profitto politico, utilizzando tattiche senza precedenti nella storia dell’Unione Europea”.

Così ha dichiarato Patrick Gaspard, presidente dalla Fondazione che trasferirà le sue operazioni internazionali da Budapest a Berlino, operazioni di trasferimento che avrebbero un impatto su circa 100 dipendenti. A luglio il premier Orban ha lanciato una campagna televisiva e pubblicitaria su tutto il territorio nazionale accusando Soros di aver ideato la crisi dei rifugiati in Europa.

Proprio le accuse a Soros, il cui obiettivo sarebbe quello di islamizzare e scristianizzare l’Europa inondandola di migranti musulmani, hanno fatto vincere alle ultime elezioni la Fidesz, membro dei Popolari europei a livello Ue, il partito di Orban. Ma l’Open society dichiara di non volersi arrendere.

“Il cosiddetto pacchetto legislativo Stop Soros è solo l’ultimo di una serie di tentativi di questo tipo. È diventato impossibile proteggere la sicurezza delle nostre attività e del nostro personale in Ungheria da interferenze governative arbitrarie (…) Continueremo a batterci contro simili leggi e per la nostra libertà di impegno umanitario con tutti i mezzi legali a disposizione contro questa legge e contro ogni provvedimento governativo contrario ai diritti umani fondamentali”.