Società

Facebook e abuso potere. Oscura bambina vietnamita sotto napalm: è nuda

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Facebook, si sa, oscura ogni foto che raffiguri nudità integrali: fa parte della sua policy.

Una condotta che è stata diligentemente applicata anche nei confronti dello scrittore norvegese Tom Egeland, reo di aver pubblicato la foto di una bambina di nove anni completamente nuda. Peccato che si trattasse di Kim Phuc, raffigurata nella celeberrima immagine nella quale si trova in fuga da attacco americano al napalm durante la guerra in Vietnam: Egeland aveva deciso di postare una discussione sulle “sette fotografie che hanno cambiato la storia della guerra”.

A montare la polemica su questa controversa censura di Facebook è il principale quotidiano norvegese, Aftenposten, che dedica la sua prima pagina con tanto di articolo del direttore a quello che viene definito senza mezzi termini un abuso di potere da parte della società di Mark Zuckerberg.

“Sono indignato, irato, e anche spaventato di quanto Lei, signor Zuckerberg, sta facendo con un pilastro della nostra società democratica”, scrive il direttore del giornale, Espen Egil Hansen, “Sono preoccupato perché il più importante mezzo d’informazione del mondo sta limitando la libertà invece di cercare di ampliarla,e a volte ciò accade in modo autoritario”.

La storia non si è fermata lì perché, dopo la sospensione da Facebook dello scrittore norvegese, è stato cancellato anche il post che il quotidiano aveva inserito sul social media per lanciare il suo articolo di denuncia con tanto di foto “incriminata”. Per cui, nessuna retromarcia immediata da parte della società, che in un secondo momento ha invece fatto dietrofront e deciso di cambiare la sua policy (vedi risposta ufficiale in fondo).

Facebook aveva provato a spiegare così il motivo della sua censura:

“Foto che mostrano persone completamente nude e rendono visibili i genitali o donne totalmente nude secondo le nostre regole vanno totalmente rimosse”.

Foto della bambina vietnamita censurata
Hansen rimprovera a Facebook di non saper “distinguere tra pornografia pedofila e una famosa foto di guerra, e una mancanza di volontà di dare spazio a liberi giudizi”.

E ancora: “Sebbene io sia il direttore del più grande giornale norvegese devo constatare che Lei restringe e limita lo spazio entro il quale posso esercitare la mia responsabilità editoriale… penso che lei stia abusando del suo potere, difficile credere che lo faccia consapevolmente”.

Comportarsi così “non farà che promuovere la stupidità e non riuscirà ad avvicinare tra di loro gli esseri umani”.

Un portavoce di Facebook ha cercato di calmierare le polemiche, sottolineando che “dopo aver sentito i riscontri della nostra community, abbiamo analizzato nuovamente come i nostri Community Standard sono stati applicati in questa circostanza. Un’immagine di un bambino nudo, normalmente, violerebbe i nostri community standard, e in alcuni Paesi potrebbe addirittura essere considerata un’immagine pedopornografica. In questo caso, riconosciamo la storia e l’importanza globale di questa immagine nel documentare un particolare momento storico”.

“Grazie al suo status di immagine iconica di importanza storica, il valore della sua condivisione supera il valore della protezione della community attraverso la rimozione, quindi abbiamo deciso di ripristinare l’immagine su FB dove sappiamo essere stata rimossa. Inoltre modificheremo i nostri meccanismi di revisione per permettere la condivisione di quest’immagine d’ora in avanti”.

“Ci vorrà del tempo per adeguare i nostri sistemi, ma la foto dovrebbe essere disponibile per la condivisione nei prossimi giorni. Lavoriamo costantemente per migliorare le nostre policy per essere sicuri che promuovano la libera espressione e mantengano al sicuro la nostra community, coinvolgeremo gli editori e altri membri della nostra community globale su queste questioni importanti da questo momento in poi”.