Economia

Facebook: dopo Cambridge Analytica sospesa un’altra società per violazione privacy

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Dopo Cambridge Analytica Facebook ha bloccato un’altra società deputata alla raccolta dei dati, la Crimson Hexagon. Il motivo del blocco è il timore che la società possa rendere pubblici i dati raccolti. Lo scrive il Wall Street Journal che riporta una nota dello stesso social network fondato da Mark Zuckerberg che accusa la Crimson di aver violato le politiche di privacy dei suoi utenti e aver trasferito informazioni strategiche ai brand a essa legati.

“Non consentiamo agli sviluppatori di creare strumenti di sorveglianza usando informazioni Facebook o Instagram. Prendiamo in seria considerazione queste affermazioni e mentre indaghiamo, abbiamo sospeso queste app. Sulla base delle informazioni in nostro possesso fino a questo momento, Crimson Hexagon non ha ottenuto alcun dato Facebook o Instagram in modo inappropriato”.

Chi è la Crimson Hexagon

L’accusa mossa da Facebook alla Crimson Hexagon è di aver gestito i dati di circa 1000 miliardi di post, elaborandoli, tra gli altri, per una no-profit vicina al Cremlino e per diverse agenzie legate al governo americano nonostante il veto espresso da Manlo Park.

E’ il WSJ che racconta di un pagamento effettuato dalla russa Civil Society Foundation a favore di Crimson Hexagon, al fine di ottenere dati sul grado di percezione del profilo di Vladimir Putin nella federazione da lui guidata.  Come riporta il Guardian la Crimson Hexagon utilizza maggiormente come arma a sua disposizione l’intelligenza artificiale che analizza immagini e monitora i social ricavandone informazioni riservate che poi fornisce ai proprio clienti tra questi varie società quotate blu chip. Dal canto sui la Crimson Hexagon si è difesa attraverso un comunicato a firma Chris Bingham, chief technology officer della start-up, che  ha dichiarato di “collaborare pienamente con Facebook e di non evidenziare a oggi alcun illecito”.

“Crimson Hexagon consente solo ai clienti governativi di utilizzare la piattaforma e di farlo per specifici casi di utilizzo, che in nessuna circostanza corrispondono alla sorveglianza degli utenti”.