Economia

Draghi all’Europa: inflazione debole, “salari fiacchi”

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“L’espansione economica resta solida e ampia per quanto riguarda i settori e i Paesi della zona euro, sostenuta soprattutto dalla domanda interna”, ma “nonostante la ferma ripresa, la dinamica dell’inflazione deve ancora mostrare segni convincenti di trend al rialzo autosostenuti”. E questo perché “l’inflazione sottostante resta debole per via della fiacca crescita nominale dei salari“.

Lo ha dichiarato il presidente della Bce, Mario Draghi, nel corso del suo intervento al Parlamento europeo di lunedì 20 novembre. L’implicazione principale di questo scenario per le future mosse di politica monetaria è che “la ricalibrazione delle nostre politiche per il periodo oltre la fine del 2017 intende preservare il grado di stimolo monetario che è tuttora necessario per assicurare un ritorno sostenuto dei tassi di inflazione verso livelli vicini ma inferiori al 2% nel medio termine”.

Mentre questa espansione economica ha luogo, in condizioni di politica monetaria accomodante, Draghi ha invocato non solo le “riforme strutturali” ma anche il miglioramento della “situazione dei bilanci [pubblici], senza aspettare che venga dalla crescita o dai tassi bassi” in quanto “i Paesi devono riguadagnare spazio di policy nel caso ci sia una nuova crisi”. In altre parole procedere con la riduzione del deficit strutturale.

Sotto il profilo delle sofferenze bancarie, Draghi ha parlato di “un’eredità della recessione” e che quindi la soluzione “dovrebbe affrontare l’eredità non solo le nuove emissioni”. “Riduzione e condivisione dei rischi devono andare insieme, gli npl rientrano nei rischi”, ha aggiunto, sostenendo come lo schema europeo di assicurazione dei depositi bancari sia un tema chiave.