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Boom licenziamenti: Stato e imprese raggirati

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Che nel 2016 ci sia stato un vero e proprio boom di licenziamenti per giusta causa lo dicono chiaramente le statistiche. Secondo la Cgia di Mestre, dietro a questo fenomeno potrebbe esserci un raggiro ai danni delle imprese e delle casse dell’Inps collegato alla volontà del lavoratore di ricorrere di ottenere vantaggi previsti dall’attuale normativa. Quest’ultima prevede una indennità speciale dell’azienda che può arrivare a sfiorare i 1.500 euro e un sostegno al reddito da parte dell’Inps fino a 2 anni.

Nel 2016, sempre secondo l‘Ufficio studi della Cgia, i licenziamenti per giusta causa o giustificato motivo soggettivo nel settore privato hanno registrato una crescita del 26,5%, contro il +3,5% generale delle interruzioni di rapporti.

“Stante la leggera ripresa economica e l’aumento dell’occupazione in atto, questo orientamento fatica a trovare una giustificazione legata alle normali dinamiche esistenti tra i datori di lavoro e le proprie maestranze”, si sostiene.  “Non sono pochi coloro che negli ultimi tempi hanno deciso di non recarsi più al lavoro senza dare alcuna comunicazione al proprio titolare”.

Questo per far sì che sia il datore di lavoro, dice la Cgia, a muovere il primo passo e iniziare la procedura di interruzione del rapporto.

Per il segretario della Cgia, Renato Mason, è un “astuto espediente” avrebbe “assunto i contorni di un raggiro a carico di moltissime aziende e anche dello Stato, perché un numero sempre crescente di dipendenti non rispetta la norma e costringe gli imprenditori al licenziamento e, di conseguenza, fa scattare la Nuova ASpI (NASpI, in vigore dal maggio 2015) in maniera impropria”.