Economia

Warren Buffett: il suo avvertimento del 1999 valido ancora oggi

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Era il 1999 quando l’investitore miliardario, Warren Buffett arrivò a Sun Valley, nell’Idaho, con un avvertimento impopolare, che i visionari leader tech presenti non erano disposti ad ascoltare.

Proprio nell’anno in cui alcuni titoli tecnologici avevano registrato un’impennata di 27 volte, molti big tech, seduti su investimenti con valutazioni elevatissime, non presero per buone le parole della famosa leggenda degli investimenti. In quell’occasione Buffett avvertì la platea presente che  in alcuni periodi della storia recente degli Stati Uniti in cui l’economia americana aveva raddoppiato, triplicato o addirittura quintuplicato il suo valore, il mercato azionario non aveva fatto altrettanto bene.  In sostanza l’Oracolo di Ohama riconobbe l’ottima performance del mercato degli ultimi anni ma avvertì che questo avrebbe dovuto rendere cauti gli investitori. Con il tempo, ha avvertito Buffett, la realtà avrebbe raggiunto alte valutazioni.

Buffett aveva ragione a predicare cautela alla fine del 1999. Mancavano pochi mesi al famigerato crollo della bolla delle dot.com, che avrebbe fatto crollare il mercato azionario Nasdaq fino al 75% e avrebbe visto nomi famosi come Apple e Amazon perdere oltre l’80% delle loro capitalizzazioni di mercato. Bill Gates, l’ex CEO di Microsoft e amico di Buffett, era tra il pubblico quel giorno. In meno di un anno, il prezzo delle azioni di Microsoft sarebbe crollato del 34% e ci sarebbero voluti 14 anni perché le azioni della società tornassero ai livelli del 1999.  Anche Andy Grove, fondatore di Intel era tra il pubblico a sentire le parole del famoso investitore e avrebbe visto la sua azienda andare ancora peggio. Nei 17 anni successivi Intel ha registrato un rendimento del 24%, appena la metà del 58% dell’S&P 500.

La storia si ripete? Quasi due anni fa, Charlie Munger, socio di Buffett alla Berkshire Hathaway e suo braccio destro, aveva lanciato un allarme su una pericolosa mania di mercato, affermando che gli investitori erano “molto vicini a giocare con il fuoco”. L’andamento del mercato azionario nell’ultimo anno ha convalidato questa opinione. L’S&P 500 è crollato di oltre il 22%, ponendo fine a uno storico mercato toro durato 14 anni. In una caduta simile a quella subita dal settore tecnologico nel 2000 e nel 2001, giganti tecnologici come Tesla, Apple, Amazon e Meta hanno perso trilioni di dollari di valore di mercato.

E non si tratta solo di società quotate in borsa: i finanziamenti alle startup sono crollati del 23% a livello globale nell’ultimo anno. È evidente che il sentiment del mercato è cambiato. Gli investitori non sono più euforici e guidati dal timore di perdere terreno. Ora sono scossi dopo una flessione del mercato durata quasi un anno. E questo richiama alla mente altre pillole di saggezza di Buffett quando disse in un’occasione “siate avidi quando gli altri sono timorosi”.