Economia

Wall Street, Dow Jones perde fino a 200 punti. Per i trader nessun rialzo Fed in 2015

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NEW YORK (WSI) – Grecia e Cina continuano a spaventare Wall Street, anche se le vendite di ieri sono state causate alla fine anche dal massiccio blackout che ha paralizzato le contrattazioni del Nyse.

Alla fine della sessione, il Dow Jones ha perso -1,47% a 15.515,42; lo S&P ha ceduto -1,67% a 2.046,68. Il Nasdaq -1,75% a 4.909,76. Boom volatilità, con il VIX che ha segnato un balzo superiore a +22%.

I trader preferiscono rimanere prudenti prima delle minute della Fed, anche perché la Borsa cinese ha perso il 6%. A influire negativamente sono anche le previsioni pessimiste sulla stagione delle trimestrali che prende il via alla chiusura dei mercati con i conti fiscali di Alcoa, il colosso dell’alluminio.

L’avversione al rischio porta di nuovo gli investitori a posizionarsi sui Treasuries, che hanno segnato un forte rally anche alla vigilia, con il risultato che i tassi Usa continuano a scendere e oscillano al minimo di un mese.

Dal fronte economico sono attese le minute della Fed. È improbabile ormai che la Fed decida di alzare i tassi di interesse per la prima volta dal 2006, nel corso di quest’anno. Le incognite sono troppe, e ora chi fa trading sui futures sui fed funds, stando a quanto riporta Bloomberg sulla base di un indice specifico di Morgan Stanley, scommette sull’adozione di una manovra restrittiva nel primo trimestre del 2016. Ha inciso l’ennesimo monito dell’Fmi, che per la seconda volta ieri ha invitato Janet Yellen & Company ad astenersi dall’alzare i tassi, almeno fino a quando non ci saranno segnali più evidenti di crescita dell’inflazione.

“Gli investitori si stanno innervosendo – ha commentato sempre in una intervista a Bloomberg Ross Yarrow, direttore della divisione azionario Usa presso Robert W. Baird & Co, a Londra – I miei clienti si stanno preoccupando più per la Cina che per la Grecia. La Grecia è ormai scontata, a prescindere dallo scenario. la Cina ha il potenziale di avere conseguenze materiali sui fondamentali dell’economia globale”.

Lo Shanghai Composite è scivolato -5,9%, portando le perdite dallo scorso 12 giugno a -32%. L’indice di Hang Seng China Enterprises Index è crollato fino a -9,4% per poi arretrare -6,1%. Male anche l’MSCI Emerging Markets, che è scivolato al tasso più alto in due anni.

In questo clima di avversione al rischio sono particolarmente acquistati gli yen, i Treasuries, i bond giapponesi e australiani. In quest’ultimo caso, i tassi decennali sono crollani al 2,75%.

“L’incertezza sull’azionario cinese e il calo delle materie prime sta sostenendo la domanda per i bond – ha commentato sempre in un’intervista a Bloomberg – ha detto dei bond giapponesi Souichi Takeyama, strategist sui tassi presso SMBC Nikko Securities – Gli investitori probabilmente sono anche cauti sui rischi di disinflazione a livello mondiale”.

Tra i titoli, male Alcoa in attesa della pubblicazione dei risultati trimestrali alla chiusura di Wall Street.

Tornando a Wall Street, da segnalare che l’ultima volta che il Dow Jones Industrial Average ha segnato un record è stato lo scorso 19 maggio, e da allora è in calo -4,4%. Da quel giorno, gli unici titoli in rialzo sono Nike e Walt Disney, mentre DuPont, Chevron e Intel hanno perso più del 10%.

Lo S&P 500, dal record dello scorso 21 maggio, è stato affossato dalle perdite che hanno colpito i titoli di società energetiche e attive nel ramo delle materie prime, industriali, tecnologici e utility. Da allora, la flessione è vicina a -4%.

Il Dow Jones Transportation non segna invece un nuovo massimo dallo scorso anno ed è in ribasso -12% dal record riportato lo scorso 29 dicembre.

Fuga dal rischio, nelle ultime ore gli investitori si sono rifugiati sia nei Treasuries che nei Bund (che ieri hanno visto scivolare i rendimenti -16%), optando anche per lo yen.

Sul valutario, l’euro si è ripreso dopo il tonfo della vigilia, recuperando oggi +0,57% a $1,1074. Dollaro/yen -1,53% a JPY 120,67; euro/franco svizzero +0,68% a CHF 1,0495. Euro/sterlina +1,32% a GBP 0,7216.

La divisa giapponese si è rafforzata salendo per il quinto giorno nei confronti del dollaro, anche sulla scia del forte panic selling che sta investendo

Il dollaro australiano è scivolato al minimo in sei anni, sulla scia degli smobilizzi che stanno colpendo il minerale di ferro, e che vanno ormai avanti da nove giorni. Smobilizzi che sono provocati proprio dalla Cina, in quanto il paese acquista diverse materie prime dall’Australia, e un suo indebolimento avrebbe gravi ripercussioni sull’economia australiana.

Tra le materie prime, da due sessioni in preda alle vendite, futures sul petrolio cedono -1,17% a $51,72 al barile. Brent +0,07% a $56,89. Oro +0,51% a $1.161,10. Argento +0,58% a $15,16.

(DaC)