Come i social network influenzano i mercati finanziari

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Articolo di Vania Franceschelli, consulente patrimoniale di Modena

Negli ultimi anni è evidente come il mercato sia sempre più influenzato dalle azioni dei piccoli investitori e soprattutto da quello che si dice su Facebook, Twitter, Reddit, ecc. Il caso Gamestop, di cui abbiamo parlato qualche settimana fa, è un esempio perfetto considerato che i piccoli trader si sono organizzati sui forum di Reddit e hanno operato sulla piattaforma Robinhood per sfidare i grandi hedge fund. Si tratta di una questione discussa perfino al Congresso degli Stati Uniti, con tanto di audizioni dei diretti interessati e diverse critiche al modello di business applicato dai siti di trading.

I piccoli investitori e, in generale, gli investitori privati sono sempre più presenti sulle piazze di Wall Street, motivo per cui studiarne i comportamenti (possibilmente anticipandoli) risulta fondamentale per comprendere dove andranno i mercati. Già a inizio anno, un report della società svizzera di servizi finanziari UBS, rimarcava come il rally azionario che allora andava delineandosi, fosse stato spinto proprio dalle piattaforme di trading che avevano diffuso a dismisura l’operatività in azioni americane. Annotava infatti UBS che “Le piattaforme come Robinhood, alla quale si sono iscritti più di 3 milioni di nuovi utenti nel 2020, hanno contribuito a rendere le azioni più accessibili al grande pubblico”.

Queste affermazioni trovano corrispondenza nei dati: ormai gli investitori privati rappresentano il 20% degli ordini di compravendita su azioni Usa, dato raddoppiato rispetto al 2010 (10%) e la loro quota è sostanzialmente pari a quella degli ordini di banche, hedge fund e fondi long-only messi insieme.

Un altro fenomeno che ha alimentato questa forte domanda privata e contribuito ad attirare molti investitori sui mercati è il fenomeno degli influencer finanziari. Il più famoso, anche senza volerlo, è sicuramente Elon Musk il quale, con i suoi tweet, ha più volte condizionato intere giornate di mercato. Un sostegno esplicito digitale dell’Amministratore Delegato di Tesla, complici i suoi 49 milioni di follower, vale oro per le aziende oggetto dei tweet. Il caso del Bitcoin è emblematico. Musk ha iniziato a sponsorizzarlo pian piano inserendo l’hashtag #Bitcoin nel suo status di Twitter. Parallelamente la quotazione è risalita gradualmente. Poi, poco meno di due mesi fa, ha deciso di acquistare 1,5 miliardi in Bitcoin tramite Tesla, facendo schizzare del 30% in poche ore la criptovaluta fino a quota 47mila dollari contro i 10mila di novembre 2020.

La questione Bitcoin è solo la più celebre delle mosse social di Musk, ma ne esistono molte altre che, sebbene non abbiano raggiunto la stessa notorietà, hanno comunque avuto un effetto sui mercati. Musk ha infatti contribuito anche alla corsa di Gamestop, già spinta dalla sponsorizzazione dei Social come Reddit, twittando “Gamestonk”, come dire: colpiamola con una raffica di colpi e spingiamone la capitalizzazione oltre i 10 miliardi di dollari.

Un altro caso interessante è quello di Etsy, mercatino online di oggetti vintage, schizzato all’insù quando il numero uno di Tesla ha pubblicato la frase “Mi piace Etsy” accompagnata da un’immagine del suo cane con in testa un berrettino di Melvin, il marziano dei Looney Tunes acquistato sul sito.

Un omaggio al suo sogno di trasferirsi su Marte. Ancora meglio ha fatto con il Dogecoin, un’altra criptovaluta nata per prendere in giro il boom del settore e utilizzata quasi solo a fini goliardici. Musk ha iniziato a sponsorizzarla su Twitter (“E’ la criptovaluta del popolo”), da allora è salita del 1.600%. L’effetto Musk è talmente dirompente che ha avuto un impatto involontario anche su aziende semi sconosciute.

Signal Advice, società tecnologica Usa, è cresciuta del 5.000% dopo che il magnate americano ha consigliato ai suoi follower di passare da Whatsapp a Signal, sito per chattare che non ha nulla a che vedere con l’azienda quotata a Wall Street. Lo stesso è capitato a Clubhouse Media, partita in netto rialzo dopo la sponsorizzazione di Musk all’omonimo social che oggi va per la maggiore, ma che non è certamente quotato in borsa.

La SEC (ovvero la Consob americana), spiazzata dall’effetto social sui mercati, non ha ancora preso alcun provvedimento.

Anche Donald Trump, durante la sua presidenza, aveva condizionato più volte i mercati attraverso i suoi tweet. Lo sa molto bene il Presidente della Federal Reserve, Jerome Powell, che era diventato un bersaglio quotidiano del tycoon, il quale gli rimproverava di fare troppa opposizione nel tagliare i tassi per sostenere l’economia, cosa che avrebbe a suo tempo aiutato la Casa Bianca.

La presenza costante di “@realDonaldTrump” sul social network dei messaggi brevi ha creato non poche ripercussioni sui mercati finanziari, tanto che un colosso come JP Morgan Chase, nel 2019, aveva deciso di mettere al lavoro i suoi analisti per creare un indice in grado di tracciare l’impatto dei tweet di Trump sui rendimenti dei Titoli di Stato americani. Il risultato del loro lavoro si chiama Volfefe Index, che richiama il misterioso messaggio incomprensibile nel quale il tycoon scrisse, per un refuso, “covfefe”, anziché “coverage”, ma è stato modificato, in nome della “volatilità” che Trump era in grado di creare. Negli ultimi mesi del mandato di Trump, ricostruisce la multinazionale operativa nel settore dei mass media Bloomberg, il numero di tweet in grado di muovere i mercati è esploso.

Secondo gli analisti, c’erano maggiori probabilità che i prezzi dei Treasury si muovessero nel momento in cui il Presidente inseriva nei suoi cinguettii le parole “China”, “billion”, “products”, “democrats”, e “great”. Guardando a quel che succedeva ai rendimenti dei Titoli di Stato americani nei cinque minuti successivi al lancio di un tweet, gli analisti hanno costruito un indice che, in un orizzonte temporale di un mese mobile, calcola le probabilità che un suo tweet sia “market mover”, ovvero in grado di muovere i mercati. Infatti, sono stati in grado di verificare l’esistenza di una correlazione. Nulla vieta che questo trend possa proseguire anche con la presidenza di Joe Biden.

I mercati hanno necessariamente dovuto fare i conti con questa nuova modalità di comunicazione, imparando a conoscerla e sorvegliarla. Infatti, da inizio 2016, l’analisi di JP Morgan ha tracciato che in media sono arrivati 10 tweet presidenziali al giorno e, dall’inizio della sua presidenza del gennaio 2017, si è sfondato il muro complessivo di 10 mila. Se Trump, durante il periodo inaugurale del mandato, è rimasto piuttosto silente (5 al giorno di media), dalla fase finale del 2018 in avanti si è scatenato.

A questo punto, è importante fare una netta distinzione tra le categorie che affollano i social network. Ci sono due diversi generi di “influencer” finanziari su Twitter. Da un lato quelli specializzati in trading e titoli azionari, con un passato da gestori o da analisti, dall’altro lato ci sono i sostenitori delle criptovalute, spesso imprenditori con un background non correlato e ritenuti dei visionari nei propri settori (Musk fa decisamente parte di questo secondo gruppo).

Gli argomenti maggiormente trattati? Attualmente le criptovalute la fanno da padrone, per l’alta volatilità e il trend rialzista di questi ultimi mesi. A seguire le società di veicoli elettrici e operanti in settori tecnologici d’avanguardia (robotica, Intelligenza artificiale, aerospaziale).

 

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