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USA: LA FED ALZA IL TASSO DI SCONTO (+0.25%) A 0.75%

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Con una mossa a sorpresa, con Wall Street gia’ chiusa, la Banca Centrale Usa ha annunciato di aver alzato il tasso di sconto, ovvero il tasso che devono pagare le banche per ottenere prestiti dalla Fed, allo 0.75% dallo 0.5%. Si tratta del primo incremento da almeno tre anni. Lo spread tra i fed funds e il tasso di sconto adesso e’ di 0.50 quindi si avvia (pur essendo ancora su minimi storici) verso una “normalizzazione”, corrispondente a una media di 100 punti base.

La Fed, che ha ribadito che i tassi guida rimarranno ai minimi storici nella forchetta tra 0.00%-0.25% ancora per un periodo prolungato, ha tenuto a precisare che la decisione non e’ dovuta a nessun cambiamento sulle prospettive economiche o di politica monetaria (tradotto: l’economia migliora ma e’ ancora debole). La modifica avra’ effetto a partire dal 19 febbraio.

Dopo la decisione spiazzante della Fed il Dollar Index balza dello 0.6%, attestandosi in area 80.90, che si confronta con gli 80.38 precedenti. Sorte opposta per l’euro che e’ invece scivolato a $1.3484.

Gli Stati Uniti possono avere interesse a rafforzare il dollaro, sia perche’ nel frattempo l’euro si indebolisce (anche alla luce della crisi dei paesi Club Med/P.I.I.G.S.) sia per non spazientire troppo il maggior creditore del debito pubblico americano, la Cina, che rischia di trovarsi con dollari eccessivamente svalutati. Dopo la decisione Fed di alzare il tasso di sconto i prezzi dei Titoli di Stato Usa si sono indeboliti, con il rendimento del 2 anni in crescita di 5 punti base, mentre il 10 anni guadagna 8 punti base.

Il mercato azionario cede nettamente terreno nell’after hours, con il fondo ETF sull’S&P 500 che lascia sul campo lo 0.5%. Ancora peggio va al settore finanziario, che cede lo 0.7%. Un’ora dopo i futures sullo S&P 500 erano in calo di 9.70 punti a 1095.9, 9.05 punti sotto il fair value. In forte discesa anche l’oro, con il future sul gold a picco di $12.10 a quota $1,106.60.

In seguito all’annuncio il mercato ha iniziato a scommettere con piu’ decisione su un prossimo rialzo dei fed funds. I futures sui tassi di interesse a breve termine scontano ora una possibilita’ piu’ alta che la Banca Centrale riveda all’insu’ i tassi sui fed funds (le chance sono passate dal 28% prima della decisione, al 50% subito dopo, in merito a una seconda stretta entro la fine dell’anno).

Sui mercati lo shock per la decisione della Fed e’ stato molto forte. O Bernanke e i governatori del Federal Open Market Committee sanno qualcosa che ancora il mercato non sa (il che sarebbe magari auspicabile anche se risulta poco trasparente) oppure l’annuncio, un giovedi’ pomeriggio a borsa chiusa, prima che domani, venerdi’, sia annunciato un dato importante come l’indice dei prezzi al consumo, potrebbe essere stato un azzardo. Senza contare che venerdi’ e’ anche giornata di scadenza di opzioni, per cui c’e’ da aspettarsi volatilita’.

Alla luce di un miglioramento delle condizioni dei mercati finanziari il Board della Fed ha reso noto di aver alzato il tasso di offerta minimo per il programma Term Auction Facility (TAF) di 1/4 di punto percentuale allo 0.5%. L’ultima asta TAF si terra’ l’8 marzo 2010.

Allentare le condizioni del credito primario e’ stata una delle prime risposte della Fed alla crisi finanziaria.

“Questi cambiamenti vanno interpretati come un’ulteriore normalizzazione degli strumenti di prestito della Federal Reserve”, ha spiegato il Board della Banca in un comunicato. “Si prevede che le modifiche non porteranno a condizioni finanziarie piu’ dure per le famiglire e le aziende e non segnalano alcun cambiamento nell’outlook dell’economia o della politica monetaria”.