Economia

Trump: dopo il commercio internazionale, l’altra minaccia è il debito pubblico record

Dopo il commercio internazionale, il presidente Usa Donald Trump deve fare i conti con l’impennata del debito Usa. A lanciare l’allarme è il Congressional Budget Office (CBO), l’agenzia indipendente che analizza le prospettive fiscali ed economiche degli Stati Uniti. E che ha recentemente pubblicato un report da cui emerge un quadro preoccupante per il futuro delle finanze del Paese.

Le stime

Secondo le proiezioni, il deficit di bilancio continuerà ad aumentare nei prossimi anni, causando un’impennata del debito nazionale a livelli senza precedenti. In particolare, entro il 2055, il debito pubblico potrebbe raggiungere il 156% del prodotto interno lordo (PIL), una cifra significativamente superiore al record storico del 1946, quando il debito era pari al 106% del PIL. Ma inferiore alle precedente previsioni che indicavano una percentuale superiore al 200%. La crescita del debito nazionale sarà determinata dall’aumento del deficit di bilancio, che passerà dal 6,2% del PIL del 2025 al 7,3% nel 2055, ben al di sopra della media del 3,9% del periodo 1995-2024.

Le cause dell’aumento del debito

L’aumento del debito pubblico è ricondotto principalmente a tre fattori. Innanzitutto, la spesa obbligatoria sta crescendo a ritmo veloce. Programmi come la Social Security e Medicare – secondo le stime – stanno assorbendo una quota crescente del PIL. E il trend è destinato a continuare: entro il 2055, le stime indicano per la prima voce un aumento dal 5,2% al 6,1% del PIL, mentre per la seconda passerà dal 3,1% al 5,8%.

A fronte dell’espansione del debito nazionale, aumenteranno anche gli interessi passivi da pagare. Nello stesso arco temporale, si stima che questa voce passerà dal 3,2% al 5,4% del PIL. Tutto questo, mentre la crescita economica subirà una frenata a causa di una produttività stagnante, una forza lavoro meno dinamica, ma anche per un calo del tasso di natalità: il PIL reale – secondo CBO – dovrebbe così frenare, passando dal 2.8% del 2024 all’1.4%