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Telecom, “a rischio reputazione Italia”

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ROMA (WSI) – Il caso Telecom agita la politica e gli investitori.

“Se si cambiano le regole in corso d’opera c’è un rischio reputazionele per il paese”. È l’avvertimento del presidente della Consob, Giuseppe Vegas, in audizione in Senato sulla vicenda Telecom-Telefonica. Mettendo in guardia sul fatto che si possa intervenire per cambiare le regole sull’opa, Vegas ha chiarisce che “qui non c’è corso d’opera ma siamo in una fase preliminare”.

E il punto è che la normativa italiana “lega l’obbligo di opa al superamento del 30% del capitale con diritto di voto indipendentemente dal fatto che alla partecipazione acquisita corrisponda una situazione di controllo della società quotata”.

Vegas fa notare che mancano le due condizioni affinché “l’operazione comporti l’acquisizione del controllo di Telco da parte di Telefonica e che Telco detenga più del 30% di Telecom”.

A suo avviso, “la prima condizione non sembra al momento soddisfatta perché gli accordi tra gli azionisti Telco limitano il potere di Telefonica in quanto le azioni che Telefonica ha acquisito a seguito dell’aumento di capitale riservato (e che portano la sua partecipazione in Telco sopra il 50%) sono private del diritto di voto fino al 1 gennaio 2014 e comunque subordinatamente all’ottenimento di tutte le autorizzazioni regolamentari e antitrust (incluse quelle in Brasile e Argentina)”.

“Solo quindi a partire da quella data e al verificarsi delle autorizzazioni, e cioè quando i poteri di governance di Telefonica ora solo potenziali diventeranno reali, sarà possibile per la Consob accertare l’acquisizione del controllo di Telco da parte di Telefonica”.

“La seconda condizione, cioè la detenzione di più del 30% di Telecom da parte di Telco, non è soddisfatta perché Telco detiene solo il 22,477% di Telecom e Telefonica non detiene direttamente azioni Telecom. Quindi la sua partecipazione complessiva in Telecom, anche al momento in cui dovesse acquisire il controllo di Telco, sarebbe inferiore al 30%, a meno che non vengano effettuati ulteriori acquisti”.

Intanto, dopo l’allarme sulla sicurezza nazionale lanciato dal Copasir nella giornata di ieri, Giuseppe Esposito vicepresidente Pdl del Copasir, parlando in occasione del programma ‘L’economia prima di tutto’ in onda su Radio 1, ha affermato: “Sono felice che il presidente Stucchi e membri del governo condividano le mie stesse preoccupazioni circa la rilevanza strategica che la rete Telecom ha per la sicurezza del nostro Paese. L’unica soluzione è fare quanto prima una legge, come ben ha proposto il viceministro Catricalà, per scorporare la rete dalla parte commerciale”.

“Ciò sarebbe possibile farlo già inserendo questo provvedimento all’interno della Legge di stabilità. La rete delle telecomunicazioni deve restare pubblica così come già è avvenuto con l’energia e le ferrovie. Ora però si faccia in fretta e si lavori tutti assieme a prescindere dalle appartenenze politiche”. Fatto che sta tenersi la rete costerebbe qualcosa come span class=”spanbold”>15 miliardi, “il triplo dell’Imu sulla prima casa”.

Nel frattempo uno che se ne intende di sicurezza, Tavaroli, ha confidato ai media italiani che con la vendita della rete, c’e’ effettivamente il rischio per la sicurezza dello Stato.