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Starbucks, da caffetteria a banca. Il caso dopo il boom dei depositi

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L’hanno creata per fidelizzare la clientela e ha funzionato a meraviglia: grazie alle carte prepagate previste per i clienti, Starbucks, il colosso della caffetteria americano, dà albergo a 1,2 miliardi di dollari. E’ una cifra vicina a quella di un istituto bancario italiano di medie dimensioni che rende Starbucks, praticamente, una banca. Un modello che ispirerà altri colossi a entrare nel settore? E che porterà i risparmiatori a depositare i loro soldi nelle casse di una catena di caffetterie o bar?

I clienti Starbucks hanno depositato 1,2 miliardi di dollari caricati nelle carte prepagate della società nel primo trimestre del 2016, più di quanto viene custodito nei depositi di molte banche statunitensi. La cifra rende l’idea di quanto la trovata commerciale sia stata accorta: tramite il pagamento attraverso la ricaricabile Starbucks offre sconti ai suoi clienti, che, “anticipando” il pagamento sulla carta, sono più motivati a non migrare dalla concorrenza.

La comodità aggiuntiva è che, ancora una volta, si possono lasciare comodamente da parte banconote e monetine per godersi caffè e dolcetti. E per non farsi mancare proprio nulla le carte possono diventare anche comodi regali “a tema”: edizioni speciali possono essere regalate in occasioni come il Natale o la festa del papà.

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La percentuale delle transazioni della catena americana veicolate dalla carta fedeltà è stata, nel secondo trimestre dell’anno, del 41% negli Stati Uniti e in Canada; mentre il 24% delle transazioni è avvenuto tramite l’app su smartphone. In particolare la carta è popolare presso i clienti che non hanno conti bancari tradizionali.

La trovata per Starbucks non è nuova, il servizio esiste, infatti, da alcuni anni, ma le potenzialità di questo strumento, suggeriscono da S&P Global Market Intelligence, potrà essere imitato su larga scala da società analoghe, mettendosi in diretta concorrenza delle carte prepagate offerte dalle banche.