di Benedetta Gandolfi
Anche il mondo dei consulenti finanziari è sempre più vicino alle tematiche della sostenibilità. Ma la domanda di prodotti Esg arriva già dai risparmiatori più sensibili
È ormai convinzione diffusa che gli investimenti socialmente responsabili siano un valore aggiunto per il portafoglio e che la loro popolarità continuerà a crescere.
“Dato il peso della domanda dei clienti, insieme alle politiche e alle autorità di regolamentazione che si concentrano sui temi di sostenibilità e governance, gli Esg saranno sempre più rappresentati e rappresentativi nei portafogli e nelle agende di governo, in Europa come negli Usa e, ancora di più, nei Paesi asiatici che possono emanare leggi ambientali molto più rapidamente dell’Occidente”
commentano David Basola e Hamid Amoura, rispettivamente responsabile per l’Italia e head of Esg di Mirabaud Am.
“Stiamo entrando in una fase di strutturale trasformazione da tanti punti di vista – ambientale, demografico, sociale, economico e tecnologico – e siamo convinti l’asset management, abbia un ruolo chiave da giocare in questo senso”
afferma Matthieu David, responsabile per l’Italia di Candriam che continua:
“Numerosi studi dimostrano l’esistenza di una correlazione positiva tra l’integrazione dei criteri Esg e la performance finanziaria (corretta per il rischio) di lungo periodo. Le imprese che guardano a questi aspetti tendono a crescere più delle altre, con un impatto positivo immediato sul loro valore in borsa. Infine, una spinta decisiva a favore di questi temi proviene dall’evoluzione del quadro regolamentare. Quest’anno ad esempio la Commissione europea ha varato l’Action Plan on financing sustainable growth e il Comitato per gli Affari economici dell’Europarlamento ha approvato il rapporto sulla finanza sostenibile”.
Obbligazioni nel mirino Esg
I principali sviluppi in campo Esg si sono registrati nel settore azionario.
“Più di recente anche i gestori obbligazionari hanno iniziato a manifestare interesse verso questi principi, sia dal punto di vista del credito sia dei titoli di Stato. Ad esempio, possono prendere in considerazione un Paese sotto il profilo economico e la sua disponibilità a pagare il proprio debito – una misura di sostenibilità. Oppure possono usare l’analisi Esg per esaminare i crediti, come fanno i gestori azionari con le società. Tra le più citate barriere all’integrazione Esg ci sono: il tempo necessario a integrare l’analisi in un portafoglio; il cambiamento culturale che deve avvenire all’interno di un’azienda e il timore che gli investimenti Esg possano ostacolare i rendimenti”
evidenziano gli esperti d Mirabaud.
Il ruolo dei consulenti
“Le reti di consulenza, che sono i principali distributori dei nostri prodotti fanno un gran lavoro di comunicazione, attraverso incontri con i clienti, e noi cerchiamo di essere loro di supporto nell’ideazione e svolgimento di tali incontri, partecipando attivamente e portando esempi concreti da condividere con i risparmiatori proprio per aumentare l’educazione e consapevolezza su questi temi”
spiega Federico Trianni, responsabile distribution partners di Bnp Paribas am. Continua:
“i clienti ci chiedono già questo tipo di prodotti. In Italia circa la metà degli investitori seguiti da consulenti pensano di aumentare l’esposizione del proprio portafoglio a queste tematiche”.
Secondo gli esperti, dunque, quello della sostenibilità non è un concetto di marketing ma è una tendenza in atto a livello globale ed è imprescindibile. Oltre all’importanza sociale di questi concetti, è ormai provata anche la bontà finanziaria che nel tempo può portare a un extra-rendimento e a una diminuzione del rischio.
Anche Banca Generali sta accelerando verso le soluzioni di investimento socialmente responsabili. Secondo Andrea Ragaini, vice direttore generale di Banca Generali:
“l’industria del private banking ha ormai raggiunto la piena consapevolezza del fatto che i prodotti di investimento di matrice Sri e Esg abbiano grande potenzialità di creare valore, non solo per la diversificazione e l’attenzione al controllo del rischio, ma anche per il circolo virtuoso che sanno innescare a diversi livelli”.
Continua:
“Per chi come noi ha posto al centro il concetto di qualità e attenzione ai prodotti si tratta di un passo in avanti naturale. Prima è nata l’esigenza di raccontare con trasparenza le azioni della banca verso i diversi stakeholder, con la rendicontazione sociale, il passo successivo è stato quello di dar vita a un apposito comitato di governance e sostenibilità capace di ispirarsi alle best practice internazionali e adesso stiamo compiendo un percorso di rinnovamento della nostra gamma prodotti che ci porterà a rimodulare tutta l’offerta disponibile per i nostri banker su una base improntata proprio alle tematiche Esg”.
Banca Generali ha escluso dall’universo investibile i prodotti lontani dai valori di sostenibilità come armi, tabacco, gioco d’azzardo, carbone e alcool. In secondo luogo, con la fabbrica lussemburghese, ha iniziato a lavorare sulla creazione dei primi prodotti completamente Esg puntando al rispetto dei 10 principi dell’Un Global Impact (cui peraltro la capogruppo partecipa da oltre 10 anni) e scegliendo sottostanti più decorrelati dai rischi di mercato.
“Ci siamo mossi anche con i nostri partner commerciali, attivando nuove deleghe gestionali dedicate a questo ambito che saranno aumentate. Per rafforzarne l’applicazione di questo tema abbiamo anche inserito all’interno dell’organigramma una funzione dedicata che si aggiunge all’apposito comitato endoconsiliare”
precisa Ragaini.
Anche per il manager i clienti sono sensibili all’argomento.
“Abbiamo già diverse proposte in offerta. Stiamo inoltre lavorando alla creazione di una piattaforma che consentirà ai nostri banker di supportare i clienti nella creazione di portafogli che siano integralmente compatibili con i 17 principi definiti dalle Nazioni Unite come Sustainable Development Goals”
conclude.
Tra le reti più sensibili a questo temi c’è anche Banca Mediolanum. Sono cinque i pilastri su cui si fonda il suo l’agire responsabile, dal bilancio di sostenibilità basato sulle linee guida internazionali del Global Reporting Initiative (GRI G4): solidità e stabilità finanziaria; personalizzazione, sicurezza e innovazione delle soluzioni finanziarie; multicanalità, digitalizzazione e rete di family banker; dipendenti del gruppo; responsabilità verso collettività e ambiente. Il gruppo di Basilio sottolinea il fatto che la corporate social responsibility è parte integrante dei valori e della cultura dell’azienda fin dalla sua nascita e che si concretizza nel modo di operare, nell’attenzione e nella centralità del cliente, nel modo in cui supporta i dipendenti, rispetta l’ambiente e contribuisce allo sviluppo della comunità in cui è inserita.
Una piattaforma per la formazione
“La relazione con il cliente si basa su un legame di fiducia. È quindi fondamentale che il consulente in primis sia in grado di comprendere i concetti relativi agli investimenti sostenibili e responsabili. La sua preparazione sul tema, infatti, condiziona la sua capacità di scegliere le varie soluzioni presenti sul mercato e formulare la raccomandazione di investimento più adatta alle esigenze e agli obiettivi del risparmiatore, senza disattendere le sue aspettative e mettere a rischio la stabilità della loro relazione”
sottolinea David.
Sulla base della sua lunga esperienza in materia Sri e della sua volontà di operare quale asset manager pro-attivo per la diffusione di una cultura della sostenibilità Candriam ha lanciato, un anno fa, l’unica piattaforma di formazione online gratuita dedicata ai temi Sri: la Candriam Academy. Questa permette ai consulenti di seguire un percorso formativo di 4 moduli interattivi validi per il mantenimento della certificazione Efa. Sono più di 1.000 i consulenti che hanno già usato questo strumento e continuano a usarlo per tenersi aggiornati.
Dice ancora David:
“A muovere i primi passi verso l’integrazione dei criteri Esg nella selezione dei gestori delegati sono stati gli investitori previdenziali, per il loro orientamento di lungo termine. Oggi le tematiche Sri stanno catalizzando l’attenzione di tutti gli investitori. Tra questi, un forte interesse arriva dal segmento private, per via della promozione di iniziative filantropiche, e dai millennial, per la struttura della loro scala valoriale. Da oltre 20 anni Candriam, il cui acronimo sta per Conviction and Responsibility in asset management, ha posto l’Sri al centro dei suoi processi d’investimento e ha la più ampia gamma di fondi Sri in Europa (attivi e passivi, sia in ambito azionario sia obbligazionario), con 45 prodotti che contano oggi per oltre un quarto delle sue masse in gestione”.
L’articolo integrale è stato pubblicato sul numero di novembre del magazine Wall Street Italia.