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Sociologia e investimenti: la cultura conservatrice degli italiani

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di Daniela La Cava

Anche le dinamiche sociologiche entrano in gioco quando si parla di investimenti. Raffaele Morelli racconta le (antiche) radici degli italiani in tema di risparmi

Recessione, perdita del lavoro ma anche aumento delle tasse. Queste le principali preoccupazioni legate alla sfera economico/finanziaria che, secondo l’osservatorio Anima-Gfk, affliggono di più gli italiani. E in un contesto d’incertezza i risparmiatori italiani, proverbiali formiche, si rifugiano nella liquidità. Quelli che possono preferiscono accumulare e avere qualcosa da parte per affrontare i tempi più duri. Di conseguenza erigono delle barricate verso gli asset più rischiosi, pensando che lasciare i propri risparmi sui conti correnti sia ‘il minore dei mali’. La paura maggiore, in fondo, è quella di perdere quanto ‘raccolto’ negli anni.

Senza dubbio la sfera psicologica riveste un ruolo importante in queste tipologie di scelte. Ma quali sono le dinamiche sociologiche che entrano in gioco quando si parla di persone e denaro? WSI ne ha parlato con Raffaele Morelli, psichiatra e presidente dell’istituto Riza di medicina psicosomatica.

Una cultura conservatrice

La cultura conservatrice è una cultura antica come il mondo ed è quella che prepara il futuro, proprio come gli animali si preparano per il letargo”.

Morelli parte da questo accostamento per spiegare l’atteggiamento degli italiani nei confronti dei risparmi.

“Quando vediamo lo scoiattolo che mette da parte le nocciole per l’inverno, vediamo la preparazione del futuro”, spiega Morelli sottolineando come “l’uomo ha sempre vissuto, sin dai tempi antichi, preparando il futuro e quindi accumulando oggetti che gli sarebbero serviti in futuro”.

Sono due, infatti, i codici più importanti di quello che definisce il cervello antico: la tana e il conservare che potrebbero essere tradotti e letti come la casa e la preparazione del futuro che verrà.

La paura del futuro

Una lunga premessa per far capire da dove nasce la volontà di molti italiani di optare per la liquidità.

“La paura del futuro è così forte che si cerca di emulare quello che fanno gli animali nella loro tana: conservare, conservare e ancora conservare

puntualizza Morelli. C’è però una differenza di fondo:

“L’animale prepara tutto per la primavera perché poi rinascerà, mentre i risparmiatori sembrano solo in procinto di prepararsi ad affrontare un lungo inverno di sfiducia, riponendo scarse aspettative nel futuro”.

E per fronteggiare questo periodo nasce l’esigenza di fare ‘scorta di risparmi’ (che possono essere paragonati alle nocciole). Per Morelli l’accumulo e il risparmio sono un’abitudine sana perché serve a ricordare che c’è un futuro e che si invecchierà. Il punto da considerare, secondo l’esperto, è però legato alla politica:

“A far spaventare più delle tasse e della recessione è chi urla contro le proprie radici – spiega -. Ad esempio, se uscissimo dall’Europa i nostri titoli di Stato diverrebbero carta straccia, per questo la paura della gente è nel presente e in chi non lavora per garantire un buon futuro”. “Gli italiani hanno inconsciamente paura proprio dei politici che urlano e che vogliono fare manovre senza riscontri economici”.

Per questo la politica del risparmio deve allontanarsi da quella dei voti.

No alla massa, no alle masse

Una ‘strategia’ che può portare dei risultati è focalizzarsi sul proprio futuro, a cominciare dalla scelta della professione. Morelli invita a fidarsi del proprio regista interiore:

I giovani non devono scegliere il lavoro assecondando le tendenze e le richieste del momento, facendosi fagocitare dai modelli esterni, ma fare quello per cui sono portati e per cui nutrono passione. Bisogna imparare a vivere e crescere facendo i conti con le proprie attitudini, e solo una società che permette di realizzarle ha un futuro. Al contrario, una società che vive moltiplicandosi, è destinata a perire”.

Per rendere bene l’idea Morelli chiama in causa il biologo Adolf Portmann, che ha studiato gli uccelli migratori:

“Ci sono uccelli che partono dal nido prima dei genitori: vanno in Africa senza che nessuno gli abbia indicato la strada”. “Se nella vita si vuole costruire un buon futuro non bisogna imitare, ma seguire la propria strada”,

sintetizza Morelli che prosegue sul tema giovani, che definisce un tasto dolente.

“Se non fanno corsi di formazione e non si impegnano difficilmente troveranno un lavoro – spiega -. Un Paese attento si deve occupare dei giovani, perché nelle loro mani è il futuro e l’innovazione”.

Fa poi riferimento a una ricerca anglosassone spiegando che

“se in una azienda di 50 dipendenti viene assunto almeno un giovane di 20 anni, grazie alla sua sola presenza si creano a livello cerebrale delle modifiche che riescono ad attivare pensieri giovanili, e quindi innovativi”.

Informarsi e non solo affidarsi

“Perché ci facciamo ingannare? Tutto nasce dall’avidità del facile guadagno, ma di facile non c’è nulla per questo bisogna documentarsi e poi magari affidarsi a veri professionisti – consiglia Morelli -. L’ossessione per il denaro può diventare una malattia, un chiodo fisso”.

Per Morelli i maggiori guadagni arrivano dal proprio lavoro.

“Anziché pensare a come risparmiare – avvisa – è necessario concentrarsi sul proprio lavoro che diventa un business a tutti gli effetti. A patto, però, che appassioni”.

Alla domanda sul suo rapporto col denaro Raffaele Morelli risponde:

“Sono attento, certo non sono un esperto ma leggo. Mi affido ai consulenti, ma controllo”.

L’articolo integrale è stato pubblicato sul numero di novembre del magazine Wall Street Italia.