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Siria: Italia sfida gli Usa sulle armi ai ribelli e l’India sui Marò

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NEW YORK (WSI) – Gli Stati Uniti inizieranno ad armare i ribelli siriani entro un mese. A riportarlo è il Wall Street Journal citando più fonti, secondo le quali la Cia ha iniziato a spostare armi in Giordania.

Le armi provengono da una rete di depositi segreti e i gruppi armati saranno di piccole dimensioni, dopo aver subito una serie di controlli.

L’Italia non ci sta. Per il ministro degli Esteri Emma Bonino “non è il caso” di “far esplodere una vera polveriera” fornendo “ulteriori armi in una regione già piena di armi, in una zona di grande conflitto tra sciiti e sunniti e con implicazioni regionali importanti”.

Il ministro lo ha detto a Radio 24, ribadendo la posizione del governo italiano sull’eventuale fornitura di armi ai ribelli siriani. Da sottolineare che gli alleati degli americani di Qatar e Arabia Saudita, da molto tempo stanno fornendo un supporto ai ribelli antigovernativi, nel tentativo di far cadere il regime di Bashar al-Assad.

Marò, soluzione vicina

Le indagini supplementari sul caso dei due marò in corso in India “finiranno tra poco e a luglio dovrebbe iniziare il processo” alla corte speciale istituita da New Delhi, ha detto il ministro degli Esteri, dicendosi “convinta che sia stata trovata la strada giusta per una soluzione giusta e rapida”.

La vicenda dei due marò, Salvatore Girone e Massimiliano Latorre, è incanalata sulla “strada giusta” dopo che è stata gestita “in modo un po’ pasticciato da parte dell’Italia e anche da parte indiana”.

Quirico è vivo

“La notizia che abbiamo, almeno fino a qualche giorno fa, è che Domenico Quirico è vivo”, ha ribadito il ministro degli Esteri, Emma Bonino, parlando a Radio24. A una domanda sull’inviato della Stampa scomparso in Siria il 9 aprile, e che a inizio giugno ha telefonato alla moglie, la titolare della Farnesina ha spiegato che “continuano tutte le ricerche attraverso i canali diplomatici e dei servizi e con contatti con vari gruppi”.

“Quella”, ha ricordato la Bonino a proposito dell’area di Qusayr, “è una zona di guerra dove non c’è un esercito strutturato che combatte contro un altro esercito ma gruppi che fronteggiano altri gruppi, a volte anche di criminalità organizzata”.