Economia

Shanghai -2% nonostante maxi iniezione liquidità. Ma occhio all’indicatore di Buffett

Questa notizia è stata scritta più di un anno fa old news

ROMA (WSI) – Nuovo tonfo per la borsa di Shanghai, che scivola -2,20% a 3.705,77 punti, all’indomani della maxi iniezione di liquidità operata dal fondo sovrano di salvataggio della Cina, per un valore di $100 miliardi.

L’azionario cinese trova tuttavia un valido alleato non solo nelle misure a sostegno che arrivano direttamente dal governo di Pechino, ma in uno degli investitori più seguiti a livello globale: Warren Buffett.

Stando a quanto riporta Fortune, l’oracolo di Omaha, bullish da parecchio tempo nei confronti della Cina, potrebbe continuare a essere ancora ottimista su Shanghai. E il motivo è tutto tecnico, o meglio, risiede nell’indicatore di mercato che Buffett adotta ogni volta che deve valutare se è il caso di rimanere su un mercato, di acquistare, o di uscire nel caso in cui le quotazioni siano troppo elevate.

Buffett ha riferito espressamente in passato che, nelle sue scelte strategiche, considera il rapporto tra il valore complessivo dell’azionario e il Pil di un determinato paese. L’investitore ha precisato in particolare che di norma acquista azioni, quando il loro valore è scambiato al 70-80% rispetto al Pil. Qualsiasi rapporto che sia superiore al 133% implica che l’asset inizia a diventare costoso.

Sulla base di queste dichiarazioni, Fortune considera per il suo calcolo il valore delle azioni scambiate sui principali mercati cinesi, quello di Shanghai e di Shenzhen, così come anche l’indice Hang Seng di Hong Kong, dove sono quotate diverse aziende cinesi. Il risultato va a favore della borsa cinese, dal momento che il rapporto rispetto al Pil cinese più quello di Hong Kong è abbastanza inferiore al 133%, in quanto pari al 110%.

“L’indicatore di Buffett” suggerirebbe dunque che il valore di mercato dell’azionario cinese è alto, ora, ma sicuramente non troppo alto. E, sorpresa, è comunque più conveniente rispetto a Wall Street, in quanto il rapporto tra i mercati azionari e il Pil Usa è pari al 125%.

(Lna)