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ETF, Sagone (Amundi): costo e qualità della replica fanno la differenza 

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Non conosce soste la crescita dell’industria degli ETF che continua a guadagnare consensi contribuendo a ridisegnare la composizione dei portafogli d’investimento. Il segno “più” campeggia davanti ai dati mensili del mercato ETF da ben 39 mesi consecutivi e le masse in gestione degli ETF a livello globale hanno toccato i nuovi massimi storici a quota 3,84 mila miliardi di dollari (dati ETFGI al 30/04/2017) con un ritmo di crescita che nell’ultimo decennio è stato di ben +19,4% medio annuo.

Risulta pertanto in costante aumento il numero di investitori che si affidano ai replicanti per implementare le proprie strategie d’investimento. Gli istituzionali spesso scelgono di sostituire i futures ed altre forme di gestione attiva con l’utilizzo dei fondi quotati a gestione passiva, mentre i consulenti finanziari utilizzano gli ETF ad esempio nei portafogli multi-asset. In prospettiva gli investitori retail saranno invece sempre canalizzati verso gli ETF attraverso nuove piattaforme online e robo-advisor.

Wall Street Italia ha intervistato Vincenzo Sagone, responsabile ETF, Indexing & Smart Beta Business Unit di Amundi SGR, che ha fatto il punto sulle motivazioni dietro tale successo, sulle soluzioni offerte agli investitori e su cosa potrebbe cambiare con le modifiche normative che introdurrà la Mifid2.  

La forte crescita del mercato degli strumenti passivi è dettata solo da valutazioni di convenienza/performance o siamo davanti a un “cambio della cassetta degli attrezzi” per la costruzione del portafoglio?
L’appetito degli investitori per le soluzioni passive, e per gli ETF in particolare, è guidato da elementi quali trasparenza, diversificazione, innovazione ed efficienza dei costi. In più gli ETF danno agli investitori un vantaggio di liquidità unico in quanto le decisioni di investimento possono essere implementate in tempo reale, riducendo il tempo necessario per approntare le modifiche di allocazione del portafoglio su una vasta gamma di classi di attività. Oggi gli investitori europei utilizzano gli ETF sia per l’allocazione core che per quella satellite, oltreché strategicamente per ottimizzare i costi e le transazioni.
Il mercato europeo è ancora caratterizzato da una predominanza di investitori istituzionali (fondi pensione, gestori patrimoniali, ecc), che rappresentano circa l’80% degli investitori totali e l’aumento dell’uso di ETF può essere attribuito anche allo sviluppo di nuovi segmenti di clientela. A questo proposito uno degli obiettivi principali di Amundi ETF per quest’anno è il rafforzamento della collaborazione con i distributori. Per far questo intendiamo sviluppare nuove partnership, in particolare attraverso lo sviluppo di gestioni attive a base di ETF. Queste soluzioni combinano le competenze di Amundi nell’advisory, gestione bilanciata e soluzioni a capitale protetto, facendo leva sulle relazioni consolidate con i distributori in tutto il mondo.

I replicanti sono percepiti come prodotti molto efficienti, ma cosa bisogna guardare con maggiore attenzione per scegliere l’ETF “giusto”?
Efficienza nei costi e semplicità di utilizzo sono certamente due cruciali punti di forza degli ETF. E’ indubbiamente uno strumento largamente diversificato per cogliere opportunità sul mercato azionario e sulle altre asset class. Chi acquista un ETF deve valutare la qualità della replica. Il nostro ETF legato all’MSCI Europe aggiunge al TER più basso sul mercato anche una notevole qualità della replica: ad esempio lo scorso anno questo ETF ha registrato performance aggiustate per il rischio ed il costo migliori rispetto ad  ETF su esposizioni equivalenti in Europa. Grazie alle sue caratteristiche di competitività di costo, ampiezza di esposizioni disponibili e qualità della replica, Amundi ETF ha superato i 30 miliardi di Euro di masse gestite ed ha raccolto nel complesso oltre 1,7 miliardi di euro solo nel mese di aprile, corrispondenti a circa il 40% del totale dei flussi del mese verso gli ETF europei. Un risultato importante che testimonia la preferenza degli investitori per la nostra gamma e la nostra capacità di rispondere alle esigenze dei nostri clienti in modo efficiente.

Si parla spesso di scontro tra ETF e gestione attiva…
ETF e la gestione attiva non sono in conflitto tra di loro, anzi, mai come adesso essi hanno creato una sinergia di mutuo servizio.  Sono molteplici le soluzioni sotto forma di fondi che investono in ETF, gestioni patrimoniali in ETF o unit linked in ETF dove si combina la capacità dei gestori di fare asset allocation con i vantaggi dell’utilizzo degli ETF. In Amundi abbiamo già realizzato una serie di prodotti pensati in questo modo.
Per il futuro riteniamo essenziale plasmare soluzioni di investimento basate sulle esigenze del cliente. In tal senso abbiamo creato una gestione patrimoniale che offre all’investitore finale la possibilità di scegliere un portafoglio totalmente a base di ETF. Ad esempio abbiamo modellato fondi tematici sul riscaldamento globale la cui parte tematica è a base di ETF e la componente rischiosa aumenta in modo graduale nel tempo, riducendo il rischio di market timing.

Soluzioni a base di ETF e nuovi sviluppi normativi, quali le strade da percorrere?
La Mifid2 richiederà, da un lato, maggiore trasparenza sulla struttura di costo dei prodotti finanziari e dall’altro di giustificare i costi legati alla consulenza, con la possibile conseguenza di incentivare l’incremento della qualità del servizio e dell’advisory. Distributori e provider saranno più interdipendenti, con la necessità di costruire prodotti finanziari in linea con le esigenze manifestate dai clienti finali. Le gestioni in ETF, che utilizzano cioè gli ETF come mattoncino per differenti tipi di gestioni (settoriali, tematiche, assicurative, obbligazionarie, flessibili, a capitale protetto ecc), sono una risposta coerente con tale cambiamento. Amundi ETF ha già cominciato a lavorare in questa direzione, facendo leva sul track-record di lungo periodo del gruppo Amundi nella realizzazione di soluzioni multi asset e di advisory. A tale offerta aggiungiamo anche la capacità di proporre un set competo di strumenti digitali e di marketing utili ai distributori per animare la propria offerta in funzione delle esigenze specifiche dei clienti ed al loro set-up.

Le strategie Smart Beta sono un’ulteriore strada per implementare la propria asset allocation. Tra i fattoriali quali sono le tendenze in atto?
Gli investitori possono prendere posizione sui mercati privilegiando un approccio tematico (alti dividendi, bassa volatilità, size, quality, value, momentum…). In questo modo si possono catturare premi al rischio associati all’esposizione a questi fattori. In Europa nei primi quattro mesi dell’anno gli ETF Size (Mid e Small Caps) e Value hanno catturato rispettivamente oltre 1,35 e 1,34 miliardi di euro di afflussi da gennaio, aggiudicandosi il primo posto in termini di raccolta da inizio anno. Ad aprile gli investitori hanno favorito il fattore Size che ha registrato oltre 288 milioni di euro di flussi in entrata, seguito dagli ETF High dividend (235 milioni).

Flussi verso gli ETF Smart Beta in Europa