Economia

Scenario criminale: come difendersi nella Pubblica Amministrazione

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Antiriciclaggio: adeguata verifica nella Pubblica amministrazione

Scongiurare fenomeni e condotte illecite dell’attività amministrativa nella Pubblica amministrazione è un grande obiettivo  di efficienza e trasparenza.

Il Decreto legislativo n.90 del 25 maggio 2017, in vigore dal 4 luglio scorso che ha ratificato nel nostro Paese la IV Direttiva Europea nella lotta al riciclaggio e finanziamento del terrorismo, ha accentuato significativamente il ruolo e la funzione dalla Pubblica amministrazione nell’azione propulsiva di contrasto al malaffare, a cominciare dalla lotta al riciclaggio.

Al netto dei richiami normativi introdotti a cominciare dalle innovazioni all’art.10 del decreto 231/07, voglio tentare di commentare comportamenti pratici che i Responsabili di settore ovvero il “gestore” delegato nella Pubblica amministrazione deve adempiere per osservare la migliore “collaborazione attiva” e scongiurare un possibile coinvolgimento anche in modo inconsapevole in episodi di riciclaggio di denaro sporco.

A mente del comma 5) del ripetuto articolo 10 laddove si sottolinea l’esigenza di assicurare la migliore “formazione” possibile al fine di consentire ai propri dipendenti e collaboratori  di poter comprendere in tempo utile quali sono le fattispecie pratiche meritevoli di segnalazione di operazione sospetta.

A questo punto chiediamoci quali sono i rischi maggiori ovvero, le attenzioni necessarie per scongiurare commistioni oppure, anche senza saperlo, complici nel malaffare.

Intanto dico subito che per parlare di “antiriciclaggio” nell’ambito della Pubblica amministrazione, bisogna necessariamente partire dall’esperienza fatta nell’ambito del mondo bancario e finanziario se non altro perché le citate norme sono in vigore da circa trent’anni.

Quando nel 1999, lasciato volontariamente il corpo della Guardia di finanza, ho iniziato ad occuparmi di antiriciclaggio nell’ambito di un Gruppo bancario la prima cosa che ho provveduto ad impostare una “Scheda notizie” idonea a tracciare un profilo soggettivo della clientela o almeno di tutta quella evidenziata dai diagnostici in uso all’uopo predisposti per intercettare in automatico ed in tempo utile possibili pericoli di riciclaggio (movimentazione eccessivo ed ingiustificato di denaro contante, rapporti da e/o per i cc.dd. Paesi a rischio, irregolare estinzione di Certificati di deposito o titoli al portatore, effetti al dopo incasso da parte di privati, cambio taglio banconote, prestanomi, false fatturazioni, interposizioni fittizie, triangolazioni con l’estero etc.).

Nell’accennata “scheda notizie” chiedevo la collaborazione dei Direttori di filiale in ordine a:

  • L’attività economica esercitata da un determinato nominativo;
  • Tenore di vita condotto sul territorio anche considerato che io, stando in Direzione generale vedevo solo i numeri sui rapporti di conto senza conoscere chi stava dietro;
  • Pubblica stima, ovvero la conoscenza sulla piazza di riferimento, direttamente o indirettamente;
  • Considerazioni finali.

Questa impostazione mi consentì di superare indenne ben cinque ispezioni dell’allora Ufficio Italiano Cambi della Banca d’Italia – due dirette e tre su banche di cui avevamo il controllo al 100% del capitale come la ex Banca Popolare di Calabria o la ex Banca Popolare della penisola Sorrentina.

Pubblica amministrazione – conoscenza del contraente

Partendo da questa lunga premessa, penso che mutuando l’esperienza di cui vi ho parlato, come dipendente di una Pubblica amministrazione mi preoccuperei, in primo luogo di migliorare la conoscenza dei soggetti – persone fisiche e/o giuridiche – con i quali ho rapporti istituzionali.

Per meglio sottolineare questo aspetto che sottolineo come fondamentale, voglio raccontare una esperienza di servizio del quale ho pure parlato in un mio vecchio articolo[1], vissuta nell’anno 1997, quando militavo nella Guardia di finanza.

Appena giunto a comandare un reparto in terra di Bari, venni invitato da una pattuglia a presenziare alla chiusura di una “Verifica fiscale” condotta su base quinquennale nei confronti di un evasore totale, esercente da alcuni decenni l’attività di “auto carrozziere”.

Prima ancora che arrivasse il contribuente atteso per il pomeriggio tardi, insieme al commercialista ed avvocato, dalla lettura del verbale scoprii che trattavasi di un soggetto titolare di partita IVA rilasciata oltre venti anni prima.

Dopo qualche ora, all’arrivo del contribuente in ufficio, mi venne spontaneo chiedere: “Scusi, mi spiega perché ha aperto la partita IVA nel 1975 e non ha mai presentato la Dichiarazione dei redditi?”

Risposta: “Comandante, mi meraviglio di lei che mi fa questa domanda!”

Pur con un comprensibile imbarazzo, al cospetto del commercialista e dell’avvocato insistetti per sapere la ragione di tale comportamento posto che, in ogni caso, sarebbe stato considerato “evasore totale” anche senza la partita IVA.

Il carrozziere, per tutta risposta aggiunse: “Vede Comandante, a me la partita IVA è servita moltissimo e mi è indispensabile per lavorare perché fra i miei principali clienti figura la Pubblica amministrazione – infatti riparo le autovetture dei Vigili Urbani, dei Carabinieri, della Polizia di Stato e qualche volta mi è capitato pure di aggiustare macchine della Guardia di finanza. A questi, se non faccio le fatture non mi pagano ed ecco spiegata la necessità di possedere una partita IVA”.

Di fronte ad una testimonianza così sconfortante mi chiesi: quanti sono i contribuenti che esercitano liberamente senza osservare negli anni gli adempimenti fiscali a cominciare dalla dichiarazione annuale?

Mi recai a Roma presso la SOGEI[2] dove appresi che consideravano queste fattispecie le cc.dd. partite IVA morte.

Nella sola provincia di Bari, le partite IVA morte nei cinque anni precedenti ammontavano a circa centomila decessi.

Scoprii in tal modo che in Italia, anche per morire ci vuole fantasia.

Ho voluto raccontare questo aneddoto per dire che sarebbe bastato  poco per impedire  questo andazzo del “carrozziere”: bastava che la pubblica amministrazione avesse fatto qualche verifica presso l’agenzia delle entrate e avrebbe riscontrato la totale assenza del contribuente ai doveri fiscali.

Alert da non sottovalutare

Prima di avviare una relazione con una controparte la Pubblica amministrazione deve svolgere delle verifiche preliminari volte a conoscere a fondo il contraente, quello che in banca chiamiamo “cliente”.

Cercherò di commentare fatti ed episodi vissuti nella mia passata esperienza e che potrebbero rivelarsi di una qualche utilità nell’ambito della Pubblica amministrazione.

Ho immaginato 21 fattispecie di possibile interesse che vanno dal settore degli appalti pubblici – nolo a freddo, varianti in corso d’opera, bandi di gara andati deserti, trattative private, aggiudicazioni in presenza di un a sola offerta – alla frode fiscale – triangolazioni con l’estero, vendite sotto costo, frodi carosello, false fatturazioni –  dalla truffa alla pubblica amministrazione alla bancarotta etc.

Torneremo sull’argomento!

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[1] https://www.giovannifalcone.it/evasione_fiscale__tasse__evasione_____fantasia/

 

[2] SOGEI: Società Generale Informatica, partecipata dal Mef e che controlla la gestione ed il funzionamento dell’Anagrafe tributaria