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SCALATA RCS: IL FURBETTO RICUCCI FINISCE IN MANETTE

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Stefano Ricucci è stato arrestato oggi a Roma. Le fiamme gialle gli hanno notificato l’ ordinanza di custodia cautelare nel primo pomeriggio negli uffici della sua società, la Magiste, in viale Regina Margherita. Era appena rientrato nella capitale, di ritorno da una vacanza trascorsa a Ischia con la moglie Anna Falchi.

Una vettura lo ha condotto nel carcere di Regina Coeli senza clamori, mentre cominciavano già a diffondersi le prime, incerte indiscrezioni sul clamoroso arresto. Di Stefano Ricucci, una scalata imperiosa nel salotto buono della finanza, si paventava da tempo la possibilità di un arresto: troppe le operazioni sospette finite al vaglio degli inquirenti romani. Oggi la cattura per il fallito arrembaggio alla Rcs.

Gli inquirenti hanno chiesto ed ottenuto l’ arresto perché Ricucci, appena qualche settimana fa, ha reiterato il reato di aggiotaggio per il quale era già sotto inchiesta. Non solo, per i pm Giuseppe Cascini e Rodolfo Sabelli, a giustificare la detenzione c’ era anche il pericolo di inquinamento delle prove. Giovedì sarà interrogato a Regina Coeli insieme agli altri arrestati. Con l’immobiliarista sono finiti in carcere, ma per favoreggiamento e rivelazione di segreto d’ ufficio, anche un militare della finanza, il brigadiere Luigi Leccese, un ex colonnello dell’esercito, Vincenzo Tavano, ed un imprenditore, Tommaso Di Lernia. I tre avrebbero fornito informazioni all’ immobiliarista sull’inchiesta giudiziaria con particolare riguardo alle perquisizioni eseguite, numerose, dal nucleo valutario della Guardia di Finanza. Respinta dal gip Orlando Villoni un’altra richiesta di arresto riguardante il braccio destro di Ricucci, il commercialista Luigi Gargiulo, il quale rimane tuttavia indagato.

A determinare l’ arresto di Ricucci sono state le sue operazioni sul pacchetto azionario (14 percento) in suo possesso della Rcs, attualmente in pegno nella Banca popolare italiana. Nell’ ordinanza di custodia si afferma che il tentativo dell’ immobiliarista romano era quello di far salire il valore dei titoli Rcs in modo da aumentare il valore del proprio pacchetto. Un’ operazione che gli avrebbe consentito di far fronte al debito di oltre 700 milioni di euro che aveva nei confronti della stessa Bpi.

Il meccanismo creato da Ricucci, ed emerso da intercettazioni telefoniche (i protagonisti erano sicuri di parlare su un apparecchio “sicuro”), era, secondo la procura, ottenere finanziamenti per l’ acquisto di titoli Rcs da due istituti bancari, la Banca di New York ed un istituto di credito olandese, in favore di due società lussemburghesi ed a lui riconducibili. Un’ attività, in sostanza, che ricalcava quanto già, in precedenza, aveva determinato la sua iscrizione nel registro degli indagati ed il sequestro di 22 milioni di euro di plusvalenze.

“Il comportamento di Stefano Ricucci, che fece ingenti acquisti di titoli Rcs Mediagroup accompagnati da ripetute e false dichiarazioni alla stampa, ha contribuito in maniera determinante all’andamento al rialzo delle quotazioni del titolo. Andamento favorito, secondo quanto ricostruito dalla Consob, anche dalle modalità con le quali sono state effettuate le operazioni di acquisto sul mercato da parte di Ricucci, con ordini per quantitativi ingenti spesso collocati in prossimità della chiusura delle contrattazioni”. Così avevano scritto i pm Giuseppe Cascini e Rodolfo Sabelli nella richiesta di sequestro delle azioni Rcs Mediagroup spa, di proprietà di Magiste International sa, depositate presso la Banca Popolare Italiana. Modalità, che nonostante le indagini in corso, Ricucci avrebbe reiterato sentendosi al sicuro.