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Russia in default: rischi boomerang anche per l’Italia

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E’ una guerra a 360 gradi quella che si sta combattendo in Ucraina e che coinvolge vari settori, da quello sociale a quello politico ed economico con impatti che paghiamo tutti.  La risposta dell’Occidente alla volontà di Vladimir Putin di invadere Kiev è tutta nelle sanzioni, come confermato anche dalla Nato. Sanzioni che di fatto stanno infliggendo un duro colpo all’economia del Cremlino.

Il rublo crolla del 30% in un solo giorno, la banca centrale russa raddoppia i tassi di interesse portandoli dal 9,95% al 20%, la borsa di Mosca è chiusa onde evitare il panic-selling e numerosi titoli delle aziende russe quotati a Londra sprofondano, dal colosso alimentare Magnit (-80%), alla banca Sberbank (-74%) fino al colosso petrolifero Lukoil (-62%) che ha chiesto a Mosca di cessare i combattimenti. Senza dimenticare le banche russe espulse dal sistema SWIFT.

Anche le aziende si muovono in ordine sparso. Dall’Ikea che ha sospeso le sue attività in Russia e Bielorussia, alla Lego che ha interrotto i rapporti con Mosca, passando per Netflix che ha sospeso tutti i suoi progetti futuri nel paese ad Apple che ha chiuso i suoi store all’ombra del Cremlino alla sospensione delle vendite decisa da H&M e via così fino a Nike, Disney, Volkswagen, Toyota e Ford fino alle società oil come BP e Shell, è un esodo di massa dalla Russia.
In Italia Generali ha reso noto che chiuderà il proprio ufficio di rappresentanza a Mosca mentre Europ Assistence che opera nel Paese, chiuderà la propria attività.

L’Occidente risponde così alla follia di Putin innescando una vera e propria guerra finanziaria con il rischio concreto che venga proclamato il default della Russia. L’’agenzia di rating statunitense Standard & Poor’s ha tagliato per la seconda volta in pochi giorni il rating della Russia, portandolo a “CCC-“, che indica una posizione “vulnerabile”, dalla precedente valutazione “BB+”. Il rating resta in “credit watch negative”.

“Le sanzioni contro Mosca potrebbero avere significativi effetti, diretti e secondari, sull’attività economica e commerciale estera, sulla fiducia dei cittadini e sulla stabilità finanziaria”, sottolinea l’agenzia S & P, rimarcando che le misure colpiscano un’ampia fetta del sistema bancario russo con significative implicazioni negative sulla sua “capacità di agire come intermediario finanziario nel commercio internazionale”.

Dello stesso avviso Fitch e Moody’s, che ieri hanno messo il Paese tra quelli che possono avere problemi a rimborsare il proprio debito. Moody’s ha abbassato la sua valutazione sul debito di lungo termine della Russia da Baa3 a B3, indicando di mantenere alta l’attenzione alle sanzioni imposte al Paese dall’Occidente. Fitch ha tagliato il suo giudizio da BBB a B. Di fatto, il debito russo rientra così tra gli investimenti speculativi, con giudizi a livello “junk” (spazzatura).

Il problema è che per la prima volta dal 1998, la Russia non ha pagato agli investitori esteri le cedole su due suoi titoli di Stato. Occhi puntati al 16 Marzo quando scadranno le nuove cedole sul debito per oltre 100 milioni di dollari, e successivamente la data del 4 Aprile, quando Mosca dovrà rimborsare due miliardi di bond. La Russia avrebbe 640 miliardi di riserve, più che sufficienti a coprire i suoi 490 miliardi di esposizione verso l’estero, ma quasi la metà sono stati congelati da Usa Ue e Giappone come misura sanzionatoria per fermare il conflitto ucraino.

Default Russia: i rischi per l’Italia

In ogni caso il default dell’economia russa avrà un effetto boomerang. Come scrive Cristina D’Amicis su Today, “possiamo dire che spingere la Russia verso un default per convincerla a tornare indietro sul conflitto in Ucraina rischia di avere conseguenze pesanti anche per i paesi occidentali, anche se al momento non ancora visibili, un effetto boomerang da tenere seriamente in considerazione. Da considerare poi le contromosse di Putin sulle forniture di gas all’Europa. “Le sanzioni contro l’Europa hanno più probabilità di mettere in ginocchio molti paesi europei che la Russia stessa – ha dichiarato Alessandro Orsini, docente di sociologia alla Luiss e direttore dell’Osservatorio Sicurezza Internazionale -. Una seria crisi energetica potrebbe avere la capacità di minare la coesione sociale e politica delle nostre società. L’Europa ha litigato per i migranti. I litigi per spartirsi le scorte di gas sarebbero ben più seri”.

Guardando all’Italia , per il nostro paese si aprirebbe una fase critica in termini di approvvigionamenti energetici. Come riporta Il Giornale, “ Roma in caso di choc recessivo o default russo dovrebbe sostenere molti campioni nazionali profondamente esposti verso Mosca: i big energetici (Eni, Snam), diverse banche (Intesa, Unicredit) e molti gruppi industriali (Pirelli, Prysmian, Marcegaglia per fare pochi ma significativi esempi). I passivi sul conto economico di queste aziende sarebbero nell’ordine di miliardi di euro”.