Dopo 20 anni di crescita ininterrotta, nel 2021 il patrimonio degli asset manager è aumentato del 12%, arrivando a 112 mila miliardi di dollari, più della media storica del 7% a fronte di flussi netti hanno toccato i 4.400 miliardi di dollari, il 4,4% del gestito. L’Italia non ha fatto eccezione, con un incremento del 10% degli attivi a $2400 miliardi, due terzi dei quali provenienti da piccoli risparmiatori.
Sono i dati emersi dalla ventesima edizione del Global Asset Management di Boston Consulting Group (BCG), lo studio che fa il punto sul comparto del risparmio gestito. Secondo la ricerca, negli ultimi 17 anni poi, tra il 2004 e il 2021, i ricavi dell’industria sono più che raddoppiati, toccando i $ 200 miliardi, e il margine operativo è arrivato al 38%.
Come è cambiato il risparmio gestito nell’ultimo decennio
Dietro al velo di un’apparente “crescita monotona”, tuttavia, il settore del risparmio gestito ha conosciuto nell’ultimo decennio profondi cambiamenti. Il retail è infatti diventato il segmento trainante della raccolta, con flussi netti pari al 6,6% nel 2021, significativamente maggiori rispetto al 2,2% degli istituzionali.
L’asse della ricchezza globale si è poi decisamente inclinata verso Oriente: l’economia dell’Asia-Pacifico è quadruplicata negli ultimi 20 anni e, con essa, sono aumentati i risparmi locali convogliati verso i gestori (aumentati del 18% nel 2021, di nuovo con l’apporto decisivo degli investitori individuali).
La lunga tendenza rialzista di tutti i mercati a livello globale ha infine reso più difficile per i gestori differenziarsi, e ha spinto i clienti verso prodotti con commissioni più basse. Dal 2003, infatti, il patrimonio dei fondi passivi è aumentato a un ritmo quattro volte superiore rispetto ai “rivali” attivi, che pure rappresentano ancora il 67% del mercato. Edoardo Palmisani, managing director e partner di BCG, spiega:
“La strategia business as usual non sarà sufficiente e per continuare a prosperare. Oggi gli asset manager non dovranno abbassare la guardia e, anzi, dovranno lavorare ad un nuovo slancio innovativo. Occorrerà essere creativi e prendere in considerazione evoluzioni nei mercati alternativi e negli investimenti sostenibili.”
Il complessivo contesto positivo del passato decennio ha indebolito in alcuni casi la capacità innovativa dei gestori e la volontà degli investitori di esplorare soluzioni diverse. I clienti hanno preferito affidarsi a fondi e gestori di comprovata esperienza, adagiandosi sul loro lungo curriculum di successi. Ne è scaturita un’evidente concentrazione degli asset, specialmente nell’ambito degli ETF dove la dimensione determina la capacità di ridurre i costi e quindi la popolarità sul mercato.
Negli ultimi 5-10 anni il 75% dei flussi netti alle gestioni passive sono stati catturati dai primi 10 attori globali. Nel campo attivo, invece, dove la frammentazione è tradizionalmente maggiore, la top 10 degli asset manager ha attratto “solo” un quarto dei nuovi capitali.
Boom degli investimenti alternativi
Nell’attuale contesto sfidante e per catturare nuove opportunità di crescita primarie, gli asset manager hanno rafforzato la propria presenza negli investimenti alternativi, più redditizi in termini di commissioni. Pur rappresentando meno del 20% del patrimonio gestito totale, tali investimenti sono stati responsabili nel 2021 del 40% dei ricavi dell’industria dell’asset management e, nei prossimi cinque anni, il loro apporto al fatturato complessivo dovrebbe superare il 50%, in linea con il crescente interesse per private equity e real estate da parte di investitori in cerca di rendimenti più alti e di protezione dall’inflazione. Enrico Tanduo, partner di BCG, precisa:
“Per catturare l’opportunità offerta dagli alternativi i grandi gestori stanno comprando boutique specializzate nei mercati privati e gli asset manager già attivi nel settore stanno sviluppando canali distributivi per avvicinare il retail a questi prodotti, tuttora appannaggio degli istituzionali”
Transizione energetica: dall’asset management fondi per 20-30 mila miliardi
Poi ci sono gli investimenti sostenibili, altro filone di sviluppo rilevante e territorio di competizione serrata fra i gestori. Nei prossimi 30 anni, infatti, le imprese andranno alla ricerca di capitali per finanziare la transizione energetica. Ai settori pubblico e privato, stima BCG, serviranno circa 100-150 mila miliardi di dollari per raggiungere l’obiettivo zero emissioni nette nel 2050. Fondi per 20-30 mila miliardi proverranno dall’industria dell’asset management, nella forma di investimenti azionari e obbligazionari. “I gestori dovranno aiutare i clienti a muoversi in questo settore con regole, confini e informazioni ancora incerti, sviluppando soluzioni su misura per mercati pubblici e privati”, sottolinea Tanduo.
La specializzazione nella sostenibilità e negli alternativi aiuterà i gestori anche a evitare l’ulteriore sfida per il comparto collegato alle offerte di direct indexing. Consentendo di costruire prodotti a basso costo e rapidamente, infatti, il cosiddetto direct indexing sta abbattendo le barriere d’ingresso nell’industria del risparmio gestito, alzando ancora la pressione alle commissioni. Un motivo in più per reinventare il mestiere del gestore, sfruttando la spinta innovativa per superare di slancio le attuali turbolenze.