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Repubblicani, sfida tra autoritari ed estremisti. E’ ora di iniziarsi a preoccupare?

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NEW YORK (WSI) – È testa a testa tra i due candidati alla nomination repubblicana Donald Trump e Ben Carson, ma oggi il miliardario dal famoso ciuffo biondo annuncerà l’arma più tradizionale e potente nella conquista dei voti: un drastico taglio delle tasse.

Secondo un sondaggio NBC News/Wall Street Journal, Trump resta al primo posto con il 21% delle preferenze, ma il neurochirurgo in pensione gli sta col fiato sul collo con il 20%. Intanto, l’ex CEO di Hp, Carly Fiorina, si contende il terzo posto con il senatore della Florida, Marco Rubio. Sono infatti quasi ex-aequo intorno all’11%. A seguire l’ex governatore della Florida, Jeb Bush (7%), il governatore dell’Ohio, John Kasich (6%) e quello del Texas, Ted Cruz (5%).

Ma la notizia che dovrebbe far saltare i sondaggi verrà data oggi alle 11 ora americana (le 17 in Italia) quando a New York Trump annuncerà il suo piano per ridurre, se verrà eletto alla Casa Bianca, “a zero le imposte a un vasto segmento della popolazione, soprattutto per la classe media e quelle con basso reddito”, ha detto lo stesso miliardario in un’intervista ieri a “60 Minutes” della CBS. Ha poi definito la middle-class una “classe decimata” e ha previsto sgravi fiscali anche per le corporation. Pugno di ferro invece contro “la gente di Wall Street che riescono a non pagare tasse”.

In campo democratico Hillary Clinton resta in testa con appena sette punti percentuali di vantaggio contro lo sfidante Bernie Sanders (42% contro 35%) se si tiene in considerazione il vicepresidente Usa, Joe Biden, che però non ha ancora deciso se candidarsi o meno. Senza Biden, Clinton resta in vantaggio su Sanders del 15% (53% contro 38), ma sono cifre notevolmente inferiori a quelle di alcuni mesi fa. In luglio poteva contare su 34 punti in più rispetto al senatore del Vermont (59 a 25%). In giugno era in testa con addirittura il 60% (75% contro 15%).

Ma quello che sembra preoccupare di più, come scrive Salon, è l’avanzata degli estremisti conservatori in Congresso dopo le dimissioni annunciate dallo Speaker repubblicano, John Boehner, che lascerà il posto di presidente della Camera dei Rappresentanti a fine ottobre. Salon scrive che solo la “testa” dello Speaker poteva prevenire uno shutdown, ossia la paralisi di tutte le agenzie governative per mancanza di risorse, minacciato dal Tea Party.

(Cba)