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Quirinale: ancora nulla di fatto. Vaticano vuole presidente cattolico

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ROMA (WSI) – La seconda votazione per eleggere il Presidente della Repubblica che prenderà il posto di Giorgio Napolitano, dimessosi a metà del suo secondo mandato, è finita come previsto con un nulla di fatto. Dalle 15 è in corso il terzo scrutinio e salvo sorprese andrà come i primi due.

Forza Italia e il Nuovo Centro Destra continuano a dire che voteranno scheda biancha anche alla uarta chiama, la prima a partire dalla uale basterà la maggiornaza assoluta (505 voti) per eleggere il nuovo quilino del Quirinale.

I numeri per eleggere Sergio Mattarella, candidato proposto dal partito di governo, che ha la maggioranza, il PD, sulla carta ci sono, ma di poco. Sel e i centristi (Scelta Civica compresa) hanno assicurato il loro appoggio a una figura ritenuta garante della costituzione e di caratura politica elevata. I franchi tiratori, tuttavia, sono in agguato. Civati ha detto ieri a Servizio Pubblico su La 7 che ci potrebbe essere un frangente interno al Pd scontento (per esempio chi avrebbe voluto Giuliano Amato).

Inoltre nessuno ha ancora preso in considerazione un altro player che agisce nell’ombra in Italia nella corsa al Colle. Un ruolo importante, forse decisivo, potrebbe secondo le ultime indiscrezioni, potrebbe giocarlo il Vaticano.

Gli italiani laici lo sostengono da tempo: troppa ingerenza del Vaticano nella politica, troppa commistione tra politica e religione, qui in Italia. E come si può non tornare alla questione più o meno spinosa, dal momento che con la presentazione del candidato al Quirinale Sergio Mattarella, ex DC, da parte del premier Matteo Renzi, infuriano le polemiche di chi già afferma: “Moriremo democristiani”.

Alessandro da Rold su LINKIESTA offre un retroscena significativo a proposito.

“Mai come in questi giorni, l’attivismo dei politici cattolici si sta avvertendo nelle stanze del potere romano. L’obiettivo, nemmeno troppo segreto, è riportare al Quirinale un presidente di fede, dopo più di vent’anni di laicismo: l’ultimo che si ricorda fu Oscar Luigi Scalfaro. In questa battaglia si consuma il vecchio scontro tra socialisti e democristiani, ben rappresentato dalla sfida a due tra Giuliano Amato e Sergio Mattarella”.

“Allo stesso tempo avanza un’altra battaglia, quella appunto tra le varie sigle cattoliche, con i gruppi ciellini in guerra con la vecchia ala sinistra della Dc, con i mezzo i consigli di vescovi e cardinali amici dell’uno e dell’altro schieramento”.

L’articolo prosegue facendo riferimento a martedì 26 gennaio. E’ sera, e sia il PD che Forza Italia ritengono che si possa trovare un accordo sulla figura di Amato. Ma qualcosa di colpo cambia. Perchè? “Si dice che diversi esponenti cattolici dem, quasi come sherpa tibetani, siano andati a fare visita in fretta e furia da Renzi. Obiettivo: ribaltare la situazione” e far votare Mattarella.

Ma, prosegue LINKIESTA, non bisogna dimenticare di quando è stato fatto il nome di Pierferdinando Casini, il leader dell’Udc, che l’altroieri è stato visto nei pressi di Palazzo Chigi.

“In pubblico tutti stanno zitti. Ma in segreto c’è un gran parlare. Non a caso in queste ore si fa sempre più centrale il ruolo del ministro dell’Interno Angelino Alfano e della truppa di grandi elettori di Alleanza Popolare. Si tratta di una settantina di deputati e senatori che potrebbero diventare l’ago della bilancia per l’elezione del presidente della Repubblica. Renzi, infatti, vorrebbe puntare su di loro per riuscire a far eleggere Mattarella alla quarta votazione”.

Ma oltre al veto di Berlusconi su “Mattarella ci sarebbe pure il veto dell’area ciellina, che pesa sia dentro Ncd, con Roberto Formigoni e Maurizio Lupi, sia tra le fila renziane, basti pensare ai rapporti di Renzi con la Compagnia delle Opere in Toscana, in mano a Paolo Carrai cugino di Marco, «l’uomo che sussurra» al segretario del Pd”.

E dunque? Se alla fine il piano Mattarella non dovesse, ci sarebbe appunto la riserva Casini, che piace anche a Berlusconi, tant’è che il suo nome è nella sua rosa. “Con Sergiuzzo a tremare sarebbe il Patto del Nazareno, mentre il Pd resterebbe più che mai unito. Con Casini il patto rimarrebbe integro, come le riforme, ma i democratici sarebbero in frantumi. E a quel punto a Renzi converrebbe più di una preghiera”, conclude l’articolo.

(Lna)