(Teleborsa) – Sale la tensione nel settore bancario europeo in attesa dei risultati del fatidici stress test su ben 100 banche del Vecchio Continente. Le risultanze dell’esame condotto sui maggiori Istituti continentali verranno infatti pubblicati venerdì 23 luglio. Qualche parola di conforto è arrivata dal Direttore del Fondo Monetario Internazionale, Dominique Strauss-Kahn, secondo il quale, gli “esiti saranno rassicuranti”. Non sono escluse possibili ricapitalizzazione di banche europee ma, nel complesso, il settore dovrebbe evidenziare una adeguata patrimonializzazione ed una relativa stabilità . Ma le preoccupazioni per il sistema bancario non finiscono con gli stress test. C’è anche la questione della famosa tassa sulle banche, che andrà ad alimentare un fondo di garanzia. L’obiettivo è quello di non far ricadere sui risparmiatori il rischio ed il costo di possibili fallimenti bancari, “stile Madoff”, ha spiegato il Commissario europeo al Mercato Interno, Michael Barnier, che ha presentato la scorsa settimana la proposta di direttiva. Secondo il programma disegnato nella proposta di direttiva, lo schema di garanzia dei depositi dovrebbe svilupparsi su quattro livelli, per arrivare a quasi 200 miliardi di garanzie in dieci anni rispetto ai 23 miliardi del 2008. Una cifra che si otterrebbe applicando una percentuale dell’1,5% sui “depositi eleggibili”, ovvero quei depositi coperti da garanzie. Un primo livello riguarda le garanzie “ex ante”, ovvero quelle che prescindono da ipotesi di insolvenza, che vanno elevate a quasi 150 mld di euro, mentre le garanzie “ex post” rappresentano il secondo livello e vengono portate a quasi 50 mld di euro. Gli altri due livelli riguardano i prestiti fra banche ed altre misure di emergenza. Ma è sul primo livello che si gioca la partita; 149 miliardi di euro in dieci anni a prescindere da crisi e situazioni di insolvenza non sono affatto pochi. Il Sole 24 Ore stima inoltre che per il solo sistema Italia si parla di una cifra che si aggira sugli 8-8,5 miliardi di euro. Comunque la si guardi la questione lascia qualcuno insoddisfatto. Far pagare il costo dei grandi fallimenti bancari ai risparmiatori? La questione è fuori luogo. Far pagare alle banche il costo di possibili future crisi? La proposta sembra più ragionevole. Ma in questo caso il peso non finirà nuovamente per scaricarsi sui consumatori nel lungo periodo?