Mentre i primi venti rimborsi per i piccoli risparmiatori travolti da banca Etruria sono stati erogati dal Fondo interbancario di tutela dei depositi, dopo mesi di attesa, l’Associazione vittime del Salva-banche prepara quella che si appresta a diventare la più grossa manifestazione di protesta contro la gestione della crisi delle quattro banche salvate. Domenica prossima i risparmiatori in rivolta, a causa delle risoluzioni bancarie che hanno azzerato gli investimenti in azioni e obbligazioni subordinate, si riuniranno a Laterina (Arezzo) di fronte alla casa del ministro delle Riforme Maria Elena Boschi, il cui padre Pier Luigi è stato vicepresidente di Pop Etruria. Un salvataggio bancario che non ha tutelato i soggetti deboli, spinti verso strumenti finanziari inadatti al proprio profilo di rischio: questa la principale critica mossa dalle associazioni, alla quale si aggiunge il sospetto che quell’Etruria legata ai Boschi, sia stata salvata in condizione di conflitto d’interesse. Pier Luigi Boschi è attualmente indagato per concorso in bancarotta fraudolenta, insieme a tutti i membri dell’ultimo Cda della banca. La giustizia, dunque, sta facendo il suo corso sulle responsabilità dell’amministrazione e per il destino di Boschi padre, in particolare, è presto per fare previsioni.
Resta, però, il fatto che dopo circa dieci mesi dal crac dei risparmiatori, venti rimborsi, a fronte di 180 domande, sono un po’ pochi. Secondo quanto riferisce il Giornale sarebbero in arrivo un complesso di 6.500 domande cui corrisponde un valore d’indennizzi complessivo tra i 150 e 200 milioni di euro. Inoltre il Fitd, cui contribuiscono le banche e non lo stato, ha disposto un rimborso parziale: l’80% della cifra inizialmente investita. Per accedervi i paletti sono molto rigidi: ad esempio il patrimonio mobiliare deve essere inferiore ai 100mila euro alla fine del 2015 e il reddito ai fini Irpef, al 2014, non deve superare i 35mila euro.