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Primarie PD: un partito sempre più jurassico, innovazione zero

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ROMA – Molto rumore per nulla. È andata come doveva andare cioè nel peggiore dei modi. I dinosauri non si sono estinti, anzi, faranno un altro giro di giostra, primarie permettendo. Bersani e’ soddisfatto ed anche l’ex sindacalista, già presidente del Senato Franco Marini il quale non ha proprio niente da temere dalle primarie; il collegio dell’ Aquila, gli concedera’ il premio alla carriera.

Più complicato il gioco al femminile. Che dire della resistibile ascesa di quelle due? le Dark Ladies del PD, le onorevoli Bindi e Finocchiaro. Allontanarle? Giammai. Quelle sono INAMOVIBILI. Solo il “grullo antigrillo” Renzi ci poteva cascare.

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Le due attempate signore (in senso parlamentare, beninteso) faranno un altro po’ di parte in commedia (a spese del contribuente) grazie alla deroga che, si sostiene nello statuto, “può essere concessa soltanto sulla base di una relazione che evidenzi in maniera analitica il contributo fondamentale che, in virtù dall’esperienza politico-istituzionale”, il parlamentare potrebbe ancora dare.

Il contributo che avrebbero DOVUTO dare senza esitazione era noto, la legge elettorale. Ma gli sforzi prodotti evidentemente non giustificano un’altra promozione. In quale piega si nasconde allora il merito istituzionale dell’ultima legislatura?

La Bindi in qualita’ di vicepresidente della Camera, aveva poco margine di manovra, il giudizio e’ sospeso. La Finocchiaro? La scheda di fine mandato non e’ un granché: l’aver invitato, Lusi e Tedesco, nelle more del dubbio ad abbandonare il gruppo parlamentare da lei presieduto per transitare al misto non credo faccia curriculum. Dai conti della serva avrebbe un indice di produttività che la colloca al 78esimo posto su 323.

Ma non è questo. Il punto vero e’ la “territorialità” il tanto declamato rapporto con gli elettori. Tutti parlano del miracolo democratico delle primarie ma NESSUNO ha messo a fuoco il problema vero, cioè dove concorrere. La signora Finocchiaro e’ una catanese DOC, INCIDENTALMENTE prestata alle liste facili facili della regione Emilia Romagna.

Peccato che a CATANIA perde sicuro. In Sicilia la detestano. Che cosa intende fare allora, l’aspirante alla Presidenza del Senato, vuole cercare l’ovvio bagno di folla a Reggio Emilia, magari scippando il seggio a qualche brava parlamentare della zona o invece, una volta nella vita vuole provare l’ebrezza del rischio (perche’ di rischio si tratta) cercando i voti, umilmente, porta a porta sulla Via Etnea?

Sara’ capace la “signora che non deve chiedere mai” di vincere, almeno una volta (in questo secolo) a casa propria? Vedremo (ma sapete come potrebbe andare e finire? Come l’immortaile Ségolène Royal, che perse sacco e sale nel collegio La Rochelle, lei che era già pronta a presiedere l’Assemblee Nationale).

Il ragionier Bersani, intanto, si dichiara soddisfatto. Un po’ meno il resto del PD che si prepara a vincere la battaglia ed a perdere la guerra. Dal Gattopardo al gattoperdo.