ROMA (WSI) – L’Eurostat ha confermato che i prezzi al consumo dell’Eurozona sono scesi a febbraio -0,3% su base annua, in linea con le stime preliminari. I dati diffusi mettono in evidenza anche che la Grecia è scivolata ulteriormente in deflazione, con i prezzi che su base annua sono scesi -1,9%.
Da segnalare tuttavia che l’inflazione dell’Eurozona, in calo -0,3% a febbraio, è comunque in miglioramento rispetto alla flessione più accentuata di gennaio, pari a -0,6%. Considerando l’intera Ue, l’inflazione, su base annua, si è contratta -0,2%, contro -0,5% di gennaio.
In Eurozona, inoltre, la componente core dell’inflazione è salita allo 0,7% dallo 0,6% di gennaio. E in questo caso i prezzi dovrebbero crescere ancora, con l’euro che sarà indebolito dal programma di Quantitative Easing della Bce.
I dati pubblicati non includono infatti gran parte degli effetti del piano, che è partito la seconda settimana di marzo. Il crollo della moneta unica nel mese in corso spingerà in rialzo le cifre, alimentando l’inflaizone.
Sempre su base annua, riporta Eurostat, trend negativi sono stati osservati in 20 stati membri. Oltre che in Grecia, segno meno anche per la Bulgaria (-1,7%) e la Lituania (-1,5%). Segni positivi invece per Svezia, (0,7%), Malta (0,6%), Austria (0,5%), Romania (0,4%) e Italy (0,1%).
Reso noto anche il dato sull’occupazione dell’Eurozona relativo al quarto trimestre. Il numero degli occupati, ha riportato sempre l’Eurostat, è salito +0,1% su base trimestrale, meno rispetto al terzo trimestre, quando l’aumento era stato +0,2%. Su base annua, l’occupazione è salita +0,9%. Eurostat ha comunicato che nell’area euro gli occupati sono 148 milioni 600 mila.
In Italia, reso noto l’indice che misura l’andamento dei prezzi all’importazione dei prodotti industriali è calato a gennaio dell’1,5% su base mensile e di ben il 6,4% su base annua. E’ quanto ha riportato l’Istat precisando che al netto del comparto energetico, la variazione è stata nulla rispetto al mese di dicembre e pari a +0,1% su base annua.
I prezzi dei beni importati sono scesi -0,3% per l’Eurozona e -2,3% per l’area non euro. Su base annua, i cali sono stati rispettivamente dello 0,6% e del 10,5%.
Il comparto che, su base annua, ha registrato la flessione dei prezzi più forte, sia per l’Eurozona che per l’area non euro, è stato quello della fabbricazione di prodotti petroliferi raffinati e coke. In questo calo, i cali sono stati rispettivamente -17,3% e -24,6%.
(Lna-DaC)