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Presidenziali Usa: in Sud Carolina ha vinto Obama

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La grande vittoria di New Gingrich in South Carolina, dove gli elettori repubblicani di base ribelli e anti-establishment hanno votato in massa (40% per Gingrich contro il 28% del candidato preferito dal Partito Repubblicano Mitt Romney) in realta’ e’ un’assicurazione per la futura vittoria alle elezioni presidenziali del prossimo novembre di Barack Obama, inquilino democratico alla Casa Bianca.

Lo scrive Thomas M. Defrank, in un editoriale pubblicato oggi sul New York Daily News.

Poiche’ Romney ha perso (e male) lo stato conservatore del South Carolina e non ha saputo arginare la bellicosita’, gli attacchi contro i media e la casta politica di Washington da parte del suo avversario Gingrich (a sua volta da decenni uomo dell’establishment che adesso pero’ recita la parte del ribelle stile TeaParty) a sorridere sono gli strategists nel quartier generale di Chicago dove si tirano le fila della campagna per la rielezione di Obama.

“Il vincitore in South Carolina e’ stato Barack Obama” ha commentato, con sconforto, un importante consulente del partito Republicano, scrive il Daily News. “Questo scenario fa perfettamente il gioco del Presidente. Noi repubblicani stiamo prolungado la procedura (di scelta del candidato) e queste sono solo buone notizie per lui”.

Traduzione: se Gingrich, come sembra possibile, dovesse continuare ad avere il favore della base e alla fine in agosto riuscisse a strappare la “nomination” a candidato ufficiale del Partito Repubblicano battendo nelle primarie Mitt Romney (il quale al momento ha i soldi e i favori del GOP) tuttavia alla luce dell’altissimo grado di “non gradimento” risultante nei sondaggi nei confronti di Gingrich per le presidenziali (57% a sfavore, 26% a favore su base nazionale secondo l’ultimo sondaggio Fox News) questi sviluppi politci agevolano in pieno una rielezione di Obama per il secondo mandato visto che l’uomo che potrebbe batterlo (Romney) in termini di eleggibilita’ e affidabilita’ istituzionale, non piace per niente alla base repubblicana.

Per quali motivi Romney e’ inviso alla base piu’ conservatrice del Partito repubblicano, cioe’ all’elettore medio bianco, evangelico, ignorante, abitante in piccole citta’ dell’interno degli Stati Uniti? Ebbene: Romney e’ troppo ricco, ha presideduto la societa’ di venture capital Ban Capital (presentera’ la sua finora misteriosa dichiarazione dei redditi martedi’ dopo le insistenze degli avversari con Gingrich in testa); e’ troppo formale, non e’ diretto, e’ ingessato, non parla con passione agli elettori, e’ freddo, e’ mormone, non e’ abbastanza conservatore.

Per fare un paragone di facile comprensione, nel campo democratico (esclusa la religione) Romney somiglia in modo impressionante come candidato ad Al Gore o John Kerry, ambedue illustri perdenti nelle elezioni presidenziali. Cio’ perche’ la politica negli Stati Uniti e’ scaduta a campagna elettorale cioe’ alla capacita’ di essere eletti ma non alla governabilita’ e alla capacita’ di guidare il paese, e’ tele-politica, tele-democrazia, piu’ che le idee conta saperle raccontare al pubblico di elettori instupiditi da slogan e spot in Tv.

In questo scenario si apre anche la seria possibilita’ per la candidatura di un terzo uomo, un indipendente, che spaccherebbe ancor piu’ il gia’ lacerato Partito Repubblicano, il che favorirebbe in modo sostanziale i democratici nelle elezioni di novembre. In ogni caso non era mai accaduto nella recente storia americana che le prime tre primarie del Partito repubblicano fossero vinte da 3 candidati diversi: Iowa a Santorum, New Hampshire a Romney, South Carolina a Gingrich. Si prospettano mesi di gran caos nella politica Usa.

Quello che sembrava impossibile fino a tre giorni fa è successo, e ora la corsa per la nomination presidenziale del partito repubblicano è apertissima. Newt Gingrich ha vinto ieri sera le primarie del South Carolina battendo Mitt Romney, che fino a poco fa veniva dato come inevitabile vincitore della nomination repubblicana.

I risultati sono pesanti per Romney, quella di Gingrich è la vittoria più netta finora e riapre con forza i giochi: 40,4 per cento contro 27,8. Rick Santorum è terzo con il 17 per cento, Ron Paul chiude con il 13: restano in corsa anche loro due, almeno fino alla prossima prova il 31 gennaio in Florida. E’ la prima volta nell’era moderna che ci sono tre diversi vincitori nelle prime tre primarie. Santorum ha prevalso di 34 voti su Romney nei caucus in Iowa, Romney ha poi vinto in New Hampshire, e ora Gingrich in South Carolina. E dal 1980, chiunque ha vinto qui ha poi avuto la nomination repubblicana.

Gli ultimi due dibattiti in tv, soprattutto quello di giovedì sera in cui Gingrich ha sfoderato una performance aggressiva di fronte a un Romney esitante, sono stati determinanti secondo il politologo Larry Sabato della University of Virginia: “Romney ha perso per i suoi errori e per i dibattiti”, ha commentato a caldo su Twitter.

Errori che per gli analisti sono stati soprattutto la decisione di non rendere pubbliche le dichiarazioni dei redditi, nonostante le polemiche sulla sua ricchezza (Romney ha una fortuna valutata in 250 milioni di dollari) e sui fondi che ha depositato nel paradiso fiscale delle isole Cayman. E poi c’è stato il recupero straordinario di Gingrich, salutato persino dal rivale Santorum: “Newt ha preso tutti a calci nel didietro, bravissimo. Ma la partita comincia adesso”.