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PMI a Letta: “Allentare subito stretta fiscale e abolire Imu”

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ROMA (WSI) – Ogni giorno chiudono migliaia di piccole e medie imprese in Italia. Per mettere un freno a questo fenomeno – oltre 1.600 aziende sono costrette a cessare l’attività in Italia stando agli ultimi dati della Cgia di Mestre – e tentare di fare ripartire il cuore del business italiano, la manovra più urgente da varare è quella di contrastare gli sprechi delle amministrazioni pubbliche e sbloccare i ritardi nei pagamenti della PA, una macchina arrugginita che impiega templi biblici per rispettare gli impegni presi con i suoi fornitori.

Lo ha dichiarato in una intervista concessa a Wall Street Italia Vincenzo Elifani, il vice presidente di CONFAPI (Confederazione Italiana della Piccola e Media Industria privata), sottolineando che il rapporto dei dieci saggi da cui pare che partira’ l’agenda del governo Letta, contiene “più indicazioni che proposte concrete, e forse è proprio questo il suo limite”.

Secondo intervento urgente, proprio come osservato dal neo premier Enrico Letta solo un paio di mesi fa, deve essere una riduzione del cuneo fiscale: accorciare quella forbice e’ indispensabile “per dare un po’ più di competitività alle nostre imprese e per permettere ai nostri lavoratori di arrivare a “fine mese” con meno affanno, sia necessario ridurre questa forbice”.

Quanto all’Imu, la famigerata tassa sulla prima casa, pensata dal governo Berlusconi prima e poi imposta sotto Monti, secondo l’imprenditore e studioso di economia va abolita e restituita integralmente. “Siamo arrivati al punto in cui un ulteriore aumento delle tasse non produrrà alcun beneficio ai conti dello Stato”.

La riforma del lavoro di Elsa Fornero, invece, va ritoccata, perche’ cosi’ come e’ stata strutturata ha ridotto le possibilità di assunzione e “reso ancora più difficile e incerta l’uscita del dipendente dall’azienda”.

LEGGI L’INTERVISTA INTEGRALE:

Nel febbraio 2013 Enrico Letta ha detto che la priorità per far ripartire l’economia italiana è quella di intervenire sul cuneo fiscale. Oggi del 100 che versa un imprenditore per dare un lavoro, il lavoratore vede 50. Cosa si può fare in merito?

Condivido pienamente. L’Italia è uno dei paesi dove il costo del lavoro è tra i maggiori al mondo. E non perché i nostri lavoratori guadagnano tanto, ma perché lo Stato interviene pesantemente con il prelievo contributivo e fiscale. Ritengo che, per dare un po’ più di competitività alle nostre imprese e per permettere ai nostri lavoratori di arrivare a “fine mese” con meno affanno, sia necessario ridurre questa forbice. Durante gli incontri pre-elettorali in Confapi con i diversi esponenti politici, abbiamo avuto ospite proprio l’Onorevole Enrico Letta, e questo è stato uno dei temi toccati in quel breve, ma consistente colloquio.

È chiaro che bisogna fare i conti con la copertura finanziaria: personalmente credo che risorse si possano trovare con provvedimenti riguardanti il riordino degli incentivi alle imprese, attraverso una valorizzazione più precisa – e in linea coi tempi – del patrimonio pubblico, come ad esempio con le concessioni demaniali, e una più mirata azione anti-sprechi delle amministrazioni pubbliche. Certo, mi rendo conto che il lavoro che dovrà fare il nuovo Presidente del Consiglio non sarà facile, però mi auguro che finalmente gli italiani si siano resi conto che c’è bisogno di concordia e solidarietà da parte di tutti per uscire da questa profonda crisi economica. Tuttavia sono fiducioso e mi sembra che le premesse siano positive. La scelta di affidare l’incarico di formare un nuovo governo a un politico giovane e capace come Enrico Letta, che ha subito, e senza pregiudizi, aperto il dialogo a tutte le forze politiche e chiesto la collaborazione di tutti, mi sembra un ottimo inizio che dà un forte segnale di fiducia e di speranza per il futuro.

Lotta alla precarietà: nello stesso periodo Letta ha detto che non servono riforme epocali, ma che basta “aggiustare con il cacciavite”. La riforma Fornero non andrebbe invece ripensata da capo?

Con il cacciavite si possono fare tantissime cose, anche smontare completamente e rimontare qualcosa nel verso giusto. Sicuramente la Riforma Fornero non ha agevolato, come era nei propositi, l’incontro tra la domanda e l’offerta del lavoro. Anzi, ha ristretto le possibilità di assunzione e ha reso ancora più difficile e incerta l’uscita del lavoratore dall’azienda. A questo si aggiunga la vicenda relativa ai così detti “lavoratori esodati” che, francamente, con un po’ più di attenzione e pazienza, si poteva anche evitare. Comunque, secondo me, la lotta alla precarietà si combatte innanzitutto dando forza e fiducia alle imprese, che sono poi quelle che, in tempi migliori, assumono stabilmente i lavoratori.

La crisi delle PMI italiane è sotto gli occhi di tutti. Le banche non prestano più e gli imprenditori non investono più. Quale dovrebbe essere la prima manovra urgente del nuovo governo? Cosa manca nel rapporto dei dieci saggi?

La risposta è insita nella sua domanda. Le banche dovrebbero concedere più prestiti alle PMI e lo Stato dovrebbe favorire gli investimenti con la detassazione degli utili reinvestiti o con agevolazioni fiscali in determinati settori strategici. Secondo me, la manovra più urgente da fare è quella di sbloccare i ritardi dei pagamenti della pubblica amministrazione. Guardi, ultimamente, se ne è fatto un gran parlare ma, intanto, la pubblica amministrazione continua a pagare i suoi fornitori con dei tempi biblici: e non mi riferisco a fatture riguardanti anni passati, ma – per esempio – al primo trimestre del 2013. Per quanto riguarda il Rapporto dei 10 saggi, per lo meno nella parte riguardante le proposte in materia economica, mi sembra che contenga più indicazioni che proposte concrete, e forse è proprio questo il suo limite, anche se dovuto all’esigenza di fornire un testo in tempi molto ristretti.

Imu: se non si può rimborsare, come si potrebbe invece rimodulare la tassa sulla prima casa?

L’IMU mi sembra una tassa profondamente ingiusta perché colpisce il bene più prezioso delle famiglie italiane: l’abitazione principale. Quindi io auspico la totale abolizione e la restituzione di questa tassa. Tantissime persone hanno lavorato una vita per potersi comprare un’abitazione e ora, dopo tanti sacrifici, lo Stato che fa, gliela tassa. Tra l’altro, ci sono anche i casi paradossali in cui una persona viene tassata senza neanche essere ancora proprietaria della casa, perché deve ancora finire di pagarne il mutuo. Sicuramente, venendo meno l’introito dell’IMU, si creerà un problema di copertura finanziaria per il prossimo Governo che dovrebbe trovare le risorse mancanti da qualche altra parte. Altre proposte, oltre a quelle citate precedentemente, potrebbero essere la riduzione del numero dei parlamentari e dei consiglieri regionali, provinciali, comunali e circoscrizionali, proseguirei poi con l’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti, con l’eliminazione dei contributi all’editoria, con la vendita ai privati della miriade di società partecipate, con il blocco delle promozioni in prossimità della pensione ai dipendenti statali, e con la riduzione delle migliaia di incarichi, e compensi astronomici, a nomina statale. Insomma, con una vera e propria cura “da cavallo” di riduzione del costo della pubblica amministrazione. Lo Stato deve essere efficiente ed essenziale, e sempre al servizio dei cittadini; non può essere autoreferenziato e diventare un peso insostenibile che condiziona il benessere della popolazione stessa.

Secondo Lei servirà una nuova manovra correttiva di tasse e tagli per il pareggio di bilancio?

Secondo me non si può pretendere di far correre un’automobile con il freno a mano tirato. Delle due l’una: o si continua nella strada del risanamento dei conti dello Stato, consapevoli però che con l’aumento delle tasse aumenta anche il disagio sociale, oppure se finalmente si decide di far ripartire l’economia, e quindi di dare un po’ di respiro alle famiglie e alle imprese, si deve subito allentare la stretta fiscale. Anche perché, paradossalmente, siamo arrivati al punto in cui un ulteriore aumento delle tasse non produrrà alcun beneficio ai conti dello Stato. Ritengo che in tutte le cose della vita ci voglia buon senso e moderazione, come dicevano i latini:”in medio stat virtus”.

Vincenzo Elifani è Vice Presidente nazionale di CONFAPI (Confederazione Italiana della Piccola e Media Industria privata), presidente di CONFAPI LAZIO e presidente di UNIONSERVIZI CONFAPI. Imprenditore e studioso di economia, è attivo da oltre 20 anni nel mondo dei servizi alle aziende e dell’associazionismo imprenditoriale romano.