Economia

Petrolio: braccio di ferro Arabia Saudita-Russia, prezzi in picchiata (-30%)

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Crollo verticale dei prezzi del petrolio. Sui mercati asiatici, le quotazioni hanno segnato un calo del 30%, dopo che tra i maggiori produttori è stata dichiarata una vera e propria guerra dei prezzi.

Il Brent – che aveva già perso oltre il 9% venerdì, dopo il fallimento del vertice Opec Plus – è andato a picco, scendendo nel giro di pochi secondi da 45 a 31,52 dollari al barile, ai minimi da 4 anni.

La caduta delle quotazioni del greggio era già iniziata nelle settimane precedenti per effetto del rallentamento della crescita globale. Ora si è aggiunto un braccio di ferro tra l’Arabia saudita e la Russia, due tra i maggiori produttori-esportatori di energia fossile.

Di fronte alla caduta dei prezzi, anziché tagliare la produzione Riad ha deciso di aumentarla, riducendo le sue quotazioni, in aperto contrasto con quello che avrebbe voluto Mosca. Il risultato è stato un’ulteriore pressione al ribasso durante il weekend e alla riapertura dei mercati asiatici.

In risposta alla rottura dell’intesa con la Russia, l’Arabia Saudita ha tagliato i prezzi di listino per il suo greggio con un’aggressività che ha sorpreso chiunque: circa 10 milioni di barili di greggio per la prima volta in circa un anno. Reuters ha scritto che il taglio dei prezzi è stato di 4-6 dollari al barile ed è stato  “probabilmente il più grande di sempre”.

Diversi osservatori stanno ipotizzando che la decisione dell’Arabia Saudita avrà come conseguenza rendere più appetibile il petrolio saudita nei mercati europei ed asiatici, a discapito soprattutto di quello prodotto dalla Russia. In questo modo Riad ha “segnalato l’intento di combattere per il recupero delle quote di mercato perdute”, afferma Ole Hansen di Saxo Bank.

L’obiettivo finale sarebbe inoltre quello di costringere la Russia a un nuovo accordo per regolare il mercato mondiale del petrolio con i paesi dell’OPEC (Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio, di cui l’Arabia Saudita è uno dei membri principali), dato che l’accordo attualmente in vigore scade alla fine di marzo.

Le conseguenze a breve termine saranno probabilmente positive per i consumatori in Europa e in alcune zone dell’Asia ma secondo diversi analisti nelle prossime settimane questa misura potrebbe comunque rendere più instabile il mercato mondiale, con conseguenze poco prevedibili.

Nel frattempo gli analisti di Goldman ha ridotto le previsioni del Brent sul secondo e terzo trimestre a $ 30 al barile e ha affermato che i prezzi potrebbero scendere a $ 20.