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Parmalat/Lactalis: e ora c’è il rischio che venga davvero svenduta

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Roma – All’indomani del no del cda di Parmalat all’Opa lanciata dalla francese Lactalis, sono gli investitori dell’azienda di Collecchio a far sentire la loro voce. Secondo quanto riporta Bloomberg, questi chiederebbero un aumento dell’offerta di acquisto di almeno l’8%.

Anche per gli investitori, insomma, l’offerta – che valuta l’azienda di Collecchio per un valore di 3,65 miliardi di euro, non sarebbe adeguata. Ieri il cda ha rifiutato l’Opa lanciata per un valore di 2,60 euro per azione, adducendo la stessa motivazione. Il cda, che si era riunito a Milano per valutare l’Opa lanciata sul rimanente 71% del capitale di Parmalat, ha affermato che i suoi membri hanno votato contro la proposta all’unanimità.

Guardando al titolo Parmalat, è necessario segnalare che l’azione ha chiuso al di sopra del prezzo offerto, ovvero sopra i 2,60 euro per azione, quasi in ogni giorno di contrattazioni dallo scorso 5 maggio; i rialzi si spiegano proprio con le scommesse del mercato, che punta a un aumento dell’offerta di Lactalis per aggiudicarsi il controllo dell’azienda di Collecchio.

“Siamo a favore dell’accordo, ma riteniamo che Lactalis debba offrire almeno 2,80 euro”, ha detto Todd Bassion, gestore di asset presso Delaware Investments a Boston. Parmalat è tra le 10 maggiori partecipazioni che Delaware possiede.

Secondo gli stessi dati resi noti da Bloomberg, Lactalis valuta Parmalat 16 volte l’ammontare degli utili netti, ovvero al valore più basso tra tutte le offerte di acquisizione effettuate nel settore in cui opera Parmalat per un valore superiore ai $500 milioni. Il takeover di Parmalat, inoltre, se effettuato in questi termini, sarebbe il secondo con valore più basso se rapportato all’Ebtida.

In un’intervista a Bloomberg, infine, David Abraham, direttore di BTIG a Londra, ha fatto notare infine che l’offerta “non include un premio sul controllo”.