di Carlo Benetti Market Specialist di GAM (Italia) SGR

Trump accelera la fine del “secolo americano”

Sono almeno vent’anni che si parla di un mondo “post americano” e multi-polare, con l’accelerazione che Trump sta dando agli equilibri globali, il tramonto del secolo americano sta diventando realtà: il ciclo politico inaugurato dalla sua seconda presidenza indebolisce la qualità della democrazia negli Stati Uniti e incrina la fiducia degli alleati.

I cambiamenti macro

Conseguentemente, l’Unione Europea e la Cina stanno calibrando i prossimi passi, la prima comincia a realizzare di dover affrettarsi nell’emancipazione dall’ombrello americano, la seconda nutre ambizioni ancora più forti alla primazia economica e tecnologica.

Il mondo sta pericolosamente scivolando verso le sfere di influenza, la dottrina “America first” comporta inevitabilmente che tutti gli altri sono “second” e i Paesi emergenti valutano quale sia il collocamento a loro più vantaggioso: con gli Stati Uniti che trasformano il soft-power in bullismo, la scelta verso il polo occidentale e la tradizione liberal-democratica non è così scontata, va in scena uno spettacolo senza precedenti, gli Stati Uniti “fanno parte del problema”, diventando volano di volatilità e incertezza.

La risposta dei mercati

I mercati naturalmente prezzano il rischio di instabilità procurato dalle azioni della seconda presidenza Trump, cresce la volatilità misurata dall’indice VIX, “l’indice della paura”. Il nuovo scenario di volatilità può essere sfruttato con strategie complesse che prevedono l’impiego di opzioni, oppure, più semplicemente, i rischi possono essere contenuti ampliando quanto più possibile la diversificazione del portafoglio.

Con la volatilità torna il fascino dei beni rifugio come le cripto-valute e l’oro. Le cripto-valute hanno dalla loro il favore del nuovo presidente della SEC, l’agenzia che vigila sul corretto funzionamento delle borse americane, e l’inedito di un presidente degli Stati Uniti emittente di meme-coin il cui successo è sostenuto dalla sua popolarità.

La correlazione oro-dollaro

Merita di essere annotato, l’affievolimento della correlazione negativa tra oro e dollaro: tradizionalmente i due asset sono legati da una relazione inversa ma nelle ultime settimane dollaro e oro hanno mostrato una sorprendente correlazione positiva. L’oro è sostenuto dalle trasformazioni negli equilibri politici ed economici globali: le banche centrali dei paesi BRICS continuano ad accumulare riserve di oro e gli investitori avvertono il richiamo del bene rifugio. Il dollaro è invece rafforzato dal differenziale dei tassi e dalla crescita americana.

Le prospettive degli USA

Le prospettive degli utili delle società USA offrono ancora argomenti convincenti agli investitori, il listino americano resta una componente importante nelle strategie azionarie globali diversificate. Detto questo, è altrettanto ragionevole affiancare alle azioni americane altre regioni, ad esempio la Svizzera, un paese che presenta una economia solida e un contesto politico di stabilità, condizione che la prima economia del mondo non sembra più garantire.

La situazione in Svizzera

Le società svizzere, i grandi gruppi come le società a media e piccola capitalizzazione, sono sostenute da due caratteristiche fondamentali: la storica forza del franco ha costretto nel tempo le società a mantenere alti gli standard di produttività per conservare la competitività internazionale; la diversificazione dei settori e la vocazione internazionale del sistema delle imprese consentono anche alle aziende di piccole dimensioni di prosperare nei mercati globali.

Il mercato azionario svizzero ha tradizionalmente caratteristiche difensive, un aspetto apprezzabile nelle fasi di maggiore volatilità inoltre, mediamente, le società quotate hanno un basso livello di indebitamento rispetto ad altri mercati. Soprattutto, il giro d’affari domestico delle società svizzere è meno del 4% e la stessa Europa rappresenta meno del 40% delle attività totali, la gran parte delle correnti di lavoro sono con il resto del mondo, soprattutto con i mercati emergenti; anche le società costituite negli ultimi decenni hanno rapidamente consolidato la loro presenza all’estero.