di Blerina Uruci (T. Rowe Price)

Inflazione Usa, ecco perché scenderà

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Il consenso prevede un’inflazione primaria in Usa al -0,1% su base mensile e all’8% su base annuale, e un’inflazione core allo 0,3% su base mensile e al 6,1% annuale.

Le mie previsioni non si discostano più di tanto dal consenso, ossia un’inflazione primaria al -0,13% su base mensile e al 7,9% annuale, e un’inflazione core allo 0,38 % mensile e al 6% annuale. La differenza nei dati dell’inflazione primaria si basa su diverse assunzioni circa i settori alimentare ed energetico, ma data la recente volatilità dell’inflazione e le previsioni fallaci, non sono differenze tali da essere enfatizzate.

Mi aspetto un ulteriore progresso dell’inflazione complessiva, guidato dal freno dei prezzi della benzina. A mio avviso, la tensione tra i beni di base (i cui prezzi si stanno attenuando da un livello elevato) e i servizi di base (che rimangono troppo forti) continuerà nel breve termine.

I prezzi dell’energia guideranno il rallentamento dell’inflazione

Nella mia analisi, la componente energetica dovrebbe scendere del 6% su base mensile (spinta dalla benzina al -10,2%). Ciò implicherebbe un freno dello 0,53% all’IPC mensile, più che compensando il contributo positivo dello 0,4% delle componenti alimentari e core. Secondo le mie previsioni, l’energia continuerà a pesare sull’indice destagionalizzato fino a novembre, ma in misura sempre minore. Le potenziali ricadute della crisi energetica europea implicano un certo rialzo dei prezzi dell’energia, ma le aspettative di un potenziale rallentamento della domanda globale vanno nella direzione opposta.

A causa degli effetti base, è probabile che l’inflazione di fondo annuale acceleri nei prossimi due rapporti, notizia potenzialmente scomoda per la Fed.

Per essere chiari, non credo che la Fed debba preoccuparsi di questo dato, in quanto si concentrerà sul momentum (3 e 6 mesi annualizzati), ma è anche sensibile agli effetti sull’opinione pubblica e il Congresso. Un motivo in più per mantenere un atteggiamento da falco.

Il rallentamento dell’inflazione di base di beni e servizi sensibili al coronavirus

Diverse analisi indicano una progressiva risoluzione dei problemi della catena di approvvigionamento e un aumento dei livelli delle scorte. I dati del settore privato suggeriscono un ulteriore calo delle auto usate; i prezzi dei beni di base sono rallentati in modo significativo a luglio e mi aspetto di vedere ancora questa tendenza al ribasso nei prossimi mesi, anche se i dati mensili possono rimbalzare un po’; infine, i dati sulle tariffe aeree regionali non premium forniti da Airlines Reporting Corporation indicano un forte calo delle tariffe aeree non destagionalizzate nel mese di agosto, che implica un’ulteriore flessione dell’Indice dei Prezzi al Consumo (IPC) dei servizi.

I servizi di base restano forti

Sebbene l’edilizia residenziale continui a rallentare bruscamente, i prezzi degli affitti nell’Indice dei Prezzi al Consumo sono aumentati a un ritmo molto veloce e prevedo che continueranno a farlo per il resto dell’anno. Nel breve periodo, i prezzi elevati delle case e l’aumento dei tassi ipotecari possono scoraggiare i nuovi acquirenti di case e indurli a rimanere in affitto più a lungo. Questa diminuzione dei flussi in uscita dal mercato degli affitti fa aumentare la domanda e i prezzi delle unità in affitto. È probabile che tale dinamica esasperi le pressioni sul mercato degli affitti, dopo che il ritorno al lavoro in presenza ha riportato i lavoratori nelle grandi aree urbane.