12:47 mercoledì 5 Gennaio 2022

Wall Street futures deboli post fiammata tassi, a sottoperformare è ancora il Nasdaq. Euro in rialzo su dollaro oltre $1,13

Futures Usa deboli all’indomani della chiusura record del Dow Jones e al dietrofront del Nasdaq, che ha scontato il rialzo dei rendimenti Usa cedendo l’1,3%. Alle 12:38 ora italiana, i futures sul Dow Jones sono piatti attorno a 36.667 punti; i futures sullo S&P 500 arretrano dello 0,10%, a a quota 4.779. I futures sul Nasdaq sottoperformano il mercato con un ribasso dello 0,40% a 16.211 punti.

Attenzione massima al trend dei Treasuries Usa: ieri i rendimenti decennali sono schizzati all’1,71%, dopo aver terminato il 2021 all’1,51%.

Il boom dei tassi Usa si spiega con le scommesse, da parte degli investitori, di una Fed più hawkish. D’altronde, dallo stesso dot plot pubblicato nell’ultima riunione del Fomc – il braccio di politica monetaria della banca centrale americana guidata da Jerome Powell -, è emerso che la Fed prevede in media almeno tre rialzi dei tassi nel corso del 2022, per rispondere all’inflazione galoppante negli Stati Uniti.

Michael Schumacher, numero uno della strategia sui tassi di Wells Fargo, ha messo in evidenza il balzo record dei tassi dei Treasuries, sottolineando che il rialzo dei rendimenti decennali della prima sessione del 2022, ovvero del 3 gennaio scorso, è stato il più alto del primo giorno di contrattazioni dell’anno nuovo dal 2001.

Nel 2001, i tassi salirono nella prima sessione dell’anno di 24 punti base, mentre l’altroieri l’incremento ha portato i decennali a volare dall’1,51% di venerdì scorso a oltre l’1,64%, stando ai dati di TradeWeb.

I rendimenti sono poi saliti fino all’1,71% alla vigilia, mentre oggi ritracciano all’1,646%.

Schumacher non crede tuttavia che i tassi a 10 anni possano salire, almeno quest’anno, oltre la soglia del 2,25%, anche se, ovviamente, sarà l’inflazione degli Stati Uniti a determinare il trend del mercato.

Maggiore chiarezza arriverà al mercato con la pubblicazione, in calendario nella giornata di oggi, delle minute della Fed relative proprio all’ultima riunione di dicembre.

In quell’occasione, a fronte di tassi sui fed funds che sono stati lasciati invariati nella forchetta compresa tra lo zero e lo 0,25%, la Fed ha annunciato una forte accelerazione del tapering, una sorta di turbo tapering.

E dal dot-plot è risultato per l’appunto che, su un totale di 18 esponenti del Fomc, 12 stimano almeno tre rialzi dei tassi nel 2022.

Intervistato dalla Cnbc Ian Lyngen, responsabile della divisione di strategia sui tassi Usa di BMO, ha commentato il boom dei tassi dei Treasuries affermando che “l’ottimismo sull’economia in un contesto di preoccupazioni per l’inflazione porterà i tassi decennali al 2% nel corso del primo trimestre, e da lì saranno l’economia e la Federal Reserve a determinare quanto in alto saliranno ancora”.

Per Lyngen di BMO, il trend dei rendimenti dei Treasuries “dipenderà dai dati e dai toni che arriveranno dalla Fed”. Tuttavia, “non arriveremo al 3% (per i tassi dei Treasuries a 10 anni). Credo che toccheremo il massimo all’inizio dell’anno”.

Il focus degli operatori è anche sui prezzi del petrolio, all’indomani della decisione dell’Opec+, che ha confermato le attese degli analisti, decidendo di non apportare cambiamenti alla strategia inaugurata lo scorso agosto, che prevede un aumento graduale dell’offerta di 400.000 barili al giorno. I prezzi del petrolio, che nel 2021 sono balzati di oltre il 50% riflettendo la fiducia degli investitori negli effetti bullish del reopening dell’economia post Covid, oggi sono poco mossi, lievemente negativi.

Incide la pubblicazione dei dati dell’API (American Petroleum Institute) che, nella giornata di ieri ha riportato che, nella settimana terminata il 31 dicembre, le scorte di benzina sono salite negli Stati Uniti di 7,1 milioni di barili, a fronte di un balzo di 4,4 milioni di barili delle scorte di distillati (che includono il combustibile da riscaldamento).

Sul mercato del forex, l’euro si rafforza nei confronti del dollaro attorno alla soglia di $1,1315. Contro il dollaro avanza anche la sterlina, a $1,3534, che perde però nei confronti dell’euro, con il rapporto di cambio EUR-GBP +0,25% a GBP 0,8359.

Con i timori su Omicron che si smorzano, lo yen è precipitato ieri al minimo degli ultimi cinque anni nei confronti del dollaro Usa a JPY 116,35, dopo aver bucato il supporto di 115,50.

La moneta giapponese oscilla sul dollaro attorno a quota JPY 116,15.

Lo yen ha perso anche nei confronti dell’euro scendendo al valore più basso degli ultimi due mesi a JPY 131,45, sotto la sua media mobile a 200 giorni.

La moneta ha testato inoltre il minimo in oltre sei anni nei confronti del franco svizzero e al minimo in sette settimane nei confronti del dollaro australiano.

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