10:27 lunedì 29 Novembre 2021

TIM: fine era Gubitosi non scalda il titolo. Su KKR arrivano avvertimenti di Fitch e dell’ex AD Genish

“Credo che Telecom abbia tanto potenziale e asset unici e irripetibili da valorizzare. Ma per creare valore ci vuole tempo. Se TIM nei nove mesi non avesse avuto quei risultati, nessun fondo avrebbe osato farsi avanti con un’offerta di quel tipo a un prezzo così basso. Inoltre dubito che la proposta sia nell’interesse del Paese, dei dipendenti e di tutti gli azionisti. Se Kkr per massimizzare la leva caricasse il gruppo di debiti, paura già condivisa dalle agenzie di rating tra cui Fitch, i primi a rischiare sarebbero i dipendenti, e mi creda in TIM ci sono ottime persone”. A parlare, intervistato dal quotidiano La Repubblica, è l’ex amministratore delegato di TIM, Amos Genish, al timone del gruppo di tlc fino a tre anni fa. Genish ricorda la storia dell’azienda, mettendone in evidenza tutte le vulnerabilità, e parla dopo la notizia relativa al rimpasto ai vertici di TIM e alla decisione della società di istituire un comitato ad hoc, che valuterà la manifestazione di interesse arrivata dal fondo di private equity. Manifestazione che ha fatto drizzare le antenne a tutti in Italia, clienti, semplici cittadini e politici, e che ha rinfocolato la paura dello straniero che si prende i migliori asset italiani di una società che ormai di italiano non è che abbia molto. Tanto per iniziare, il suo maggiore azionista è Vivendi, il colosso media francese controllato dal magnate bretone Vincent Bolloré.

Al di là delle considerazioni sull’italianità o meno del gruppo, una nota che ha spiazzato i mercati è arrivata venerdì scorso dall’agenzia di rating Fitch: “a potenziale acquisizione di Tim da parte di Kkr dovesse andare avanti e aumentasse la leva finanziaria della società, potrebbe avere conseguenze negative sul rating”. L’agenzia parla del dossier nella nota “Private equity takeover of Telecom Italia may increase leverage”, ricordando che il rating sul gruppo Tim è BB+. Fitch precisa: “Sulla base di esempi recenti di operazioni simili nel settore delle telecomunicazioni le strutture di finanziamento tendono ad avere una significativa componente di debito che aumenta la leva finanziaria a livelli coerenti con i rating nella categoria B. Se l’operazione procedesse, rivedremmo il rating di Telecom, con probabili implicazioni negative”. 

Il mercato oggi non sembra premiare le novità che sono emerse dal cda straordinario di TIM, riunitosi lo scorso venerdì, che ha siglato la fine dell’era Gubitosi. Il cda ha accettato di fatto la decisione dell’ormai ex ad di rimettere le deleghe, rimettendole al presidente del gruppo, Salvatore Rossi, e all’attuale AD di TIM Brasil, Pietro Labriola, che diventa direttore generale. Lo si legge nel comunicato diramato dal gruppo al termine del cda straordinario che si è riunito venerdì 26 novembre sotto la presidenza di Salvatore Rossi. Il cda “ha preso atto della remissione delle deleghe da parte del dottor Luigi Gubitosi e, avendola accettata, ha deliberato di revocare Luigi Gubitosi dalle cariche di CEO e Direttore Generale della Società e dai relativi poteri, procedendo, quindi, ad un riassetto della governance e alla riallocazione delle deleghe. Il Dott. Luigi Gubitosi rimane consigliere di amministrazione. Gubitosi detiene n. 3.957.152 azioni TIM. (..) Su proposta del Comitato Nomine e Remunerazione, in applicazione del Piano di successione della Società, il Consiglio ha deliberato di nominare come Direttore Generale, Pietro Labriola, che manterrà la carica di CEO della controllata TIM S.A., determinandone attribuzioni, facoltà e poteri, in modo da garantire assoluta continuità e stabilità nella gestione aziendale (..) Al contempo al Presidente Salvatore Rossi sono state attribuite responsabilità e deleghe relative a Partnership & Alliances, Institutional Communications, Sustainability Projects & Sponsorship, Public Affairs, nonché la responsabilità di gestione degli assets e delle attività di TIM di rilevanza strategica per il sistema di difesa e di sicurezza nazionale”. Riguardo alla manifestazione di interesse che è arrivata dal fondo KKR, il cda ha chiaramente scritto nero su bianco che, “riservandosi di valutare ogni opzione strategica nell’interesse della società e degli stakeholder ha istituito, su proposta del Comitato per il Controllo e Rischi un Comitato ad hoc costituito dal Presidente del Consiglio di Amministrazione (Salvatore Rossi) e da quattro Amministratori Indipendenti: il Lead Independent Director e gli Amministratori Paolo Boccardelli, Marella Moretti e Ilaria Romagnoli. Il comitato avvierà tempestivamente e svolgerà, con il supporto degli advisor che all’uopo provvederà ad incaricare, tutte le attività istruttorie propedeutiche all’analisi del contenuto della Manifestazione non vincolante”. Dunque, dell’offerta di Kkr nella riunione di venerdì si è parlato, ma il consenso alla proposta, seppur non vincolante, non è arrivato. Di conseguenza KKR dovrà attendere ancora un po’ prima di avere accesso ai libri contabili di Tim e dare il via alla due diligence: due diligence che dovrebbe durare tra l’altro quattro settimane. Insomma, si rimane nella fase embrionale di un eventuale deal che non cd’è, visto che l’Opa non è stata ancora lanciata,  in quanto il suo lancio è subordinato “al gradimento da parte dei soggetti istituzionali rilevanti”, ovvero al parere del Governo che ha sulla società la possibilità di esercitare il Golden Power e, per l’appunto, allo svolgimento di “una due diligence confirmatoria di durata stimata in quattro settimane”. C’è da dire che dal governo Draghi è arrivata una certa apertura, pur con tre paletti tra cui, la protezione della rete, dell’infrastruttura.

Così Domenico Ghilotti di Equita SIM fa il punto della situazione: “La notizia della remissione delle deleghe da parte di Gubitosi era attesa, viste le indiscrezioni emerse giovedì sera, per cui non vediamo ulteriori impatti sul titolo. La nomina di Labriola come dg è importante in quanto si tratta di un manager con una lunga esperienza nel gruppo e con buone performance in TIM Brazil, un elemento di continuità importante vista la debolezza dei risultati operativi domestici che sembrerebbe confermatanella riunione dei sindaci (la stampa parla di versioni contrastanti tra CEO Gubitosi e Revenue manager Siragusa sulla fattibilità dei target aziendali)” . La nota della SIM milanese continua: “Dal punto di vista politico, Salvini conferma una posizione molto esplicita contro Gubitosi e contro le ipotesi di spezzatino e di ‘cedimento a interessi finanziari stranieri’. Letta (PD) ha ribattuto segnalando la preoccupazione di ingerenze estere anche lato Vivendi, visto anche il ruolo politico assunto da Bollorè nelle presidenziali francesi. Il rischio di ingerenze dei partiti politici sul dossier TIM quindi rimane alto, con posizioni poco legate all’offerta KKR e più legate al confronto elettorale”. Equita fa riferimento poi per l’appunto all’intervista su Repubblica di domenica ad Amos Genish, ex CEO di TIM vicino a Vivendi, che parla della necessità di evitare cessioni di asset sotto pressione e della possibilità di pensare ad altre soluzioni che coinvolgano Vivendi e CdP e altri fondi, evitando di portare nuovo debito su TIM e gestendo diversamente lo scorporo della rete”. L’ex ceo ha ricordato tra l’altro anche le mosse del fondo Elliott su Tim:

“Le ricordo – ha detto nell’intervista a La Repubblica – che anche Elliott, che ha supportato Gubitosi e la sua nomina, nel marzo 2017 è arrivata con un piano, mai realizzato, promettendo di raddoppiare il valore, e poi un anno dopo se n’è andata lasciando l’azienda in una palude, a pagare un dividendo che con gli investimenti che deve fare sul 5g e sulle reti non si può permettere”.

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E’ vero che il fondo KKR è noto per essere un investitore di lungo periodo. Kkr è un investitore di lungo periodo: “Anche Vivendi lo è, e lo ha dimostrato – ha ribattuto Genish – Per un’operazione amichevole il management deve lavorare insieme al board e costruire un progetto e un consenso chiaro. Anche altri fondi sono interessati a investire in TIM, magari insieme agli attuali azionisti, Vivendi e Cdp, si può trovare una soluzione che preservi gli asset e le persone. Ci sono tanti modi per scorporare la rete. Vendere in fretta, senza un processo trasparente aperto e condiviso, non è uno di questi”, ha avvertito l’ex numero uno della società. In tutto questo, il titolo Telecom Italia oggi arriva a perdere anche oltre il 2%, e oscilla attorno a 0,47 euro, tornando sotto il prezzo dell’Opa, dopo la fiammata che lo aveva portato a superarlo la scorsa settimana. Venerdì scorso il titolo era stato sorretto anche da alcune voci di mercato, che avevano ventilato l’ipotesi di un’Opa congiunta da parte del fondo Kkr insieme al fondo CVC. IL prezzo della manifestazione di interesse da parte del fondo – che, si ripete, è solo indicativo e dunque potrebbe essere anche toccato al rialzo – continua a non convincere il maggiore azionista, ovvero i francesi di Vivendi. Stando alle indiscrezioni de IL Sole 24 Ore,

“Vivendi, attraverso fonti vicine al gruppo parigino, si è detta «aperta a valutare tutte le opzioni strategiche per individuare la migliore soluzione per l’azienda e per il Paese», insieme a Kkr ed eventuali altri soggetti interessati.

 

 

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