15:49 lunedì 27 Dicembre 2021

Spread Btp/Bund si allargherà nel 2022: ecco i tre ‘fattori/pressioni’ al rialzo

In questa fine anno, lo spread BTP-Bund ha evidenziato un deciso allargamento in scia alle sorprese al rialzo sull’inflazione che ha portato gli operatori ad attendersi un atteggiamento meno accomodante da parte delle principali Banche Centrali. Oggi il differenziale tra il Btp e il Bund si muove sopra i 137 punti e ci avvina alla soglia dei 140 punti, sui massimi da novembre 2020.

Le stime di Mps Capital Services

Cosa succederà nel 2022? Lo stimano gli analisti di Mps Capital Service secondo cui, nonostante i membri Bacana centrale europea (Bce) abbiano segnalato ripetutamente che un rialzo dei tassi nel 2022 è improbabile, il mercato continua scontare un rialzo da circa 15 punti base. Naturalmente, vista la forward guidance, un aumento dei tassi implicherebbe la fine del QE ed ecco spiegato il perché del recente movimento dello spread.

“Riteniamo, che l’azione e l’opera di comunicazione della Bce dovrebbe contribuire a mantenere lo spread nella prima parte dell’anno intorno agli attuali valori (130 punti base + o – 10 punti)”, affermano gli analisti di Mps Capital Service. Successivamente, nella seconda parte dell’anno, le pressioni al rialzo dovrebbero aumentare alla luce di: 1) rischio di minore liquidità legata ad un possibile rimborso anticipato delle TLTRO a giugno; 3) minor supporto degli acquisti BCE soprattutto nella seconda parte dell’anno; 3) repricing del rischio politico in vista delle elezioni politiche del 2023.

In questo contesto, il tasso 10 anni BTP dovrebbe seguire l’andamento del tasso Bund descritto in precedenza con uno spread variabile tra 130 e 170 pb.

Emissioni lorde a 350 mld

Sul fronte delle emissioni lorde del 2022, in Italia dovrebbero attestarsi intorno ai 305 miliardi di euro, in lieve calo rispetto a circa 315 miliardi effettuati quest’anno. L’ammontare risulta ancora piuttosto elevato rispetto alla media precrisi, in quanto il profilo di scadenze nei prossimi anni sarà modellato dalle emissioni record effettuate nel 2020 per far fronte all’emergenza Covid (228 miliardi scadranno nel 2022, 253 nel 2023)

Come visto in precedenza, gli acquisti Bce non dovrebbero coprire per intero le emissioni nette del 2022 (13 Mld€ di emissioni nette post acquisti Bce) come fatto nel 2021 (-43 miliardi). A livello di singolo trimestre, il primo sarà quello in cui dovrebbe esserci maggiore sbilanciamento tra domanda e offerta. Nonostante, infatti, la presenza ancora del Pepp, il basso ammontare di scadenze presenti nel primo trimestre si tradurrà in emissioni nette positive, secondo le nostre stime, intorno a 30 miliardi. Il terzo trimestre dovrebbe essere invece quello più favorevole.

In sintesi, concludono gli esperti, il Tesoro dovrebbe continuare nel 2022 con una politica di gestione flessibile delle emissioni grazie anche ai circa 66 miliardi di liquidità a disposizione a fine novembre 2021. Alla luce delle elevate scadenze per il 2023 è, inoltre, lecito attendersi nuove operazioni di buyback e concambio volte a ‘smussare’ il profilo delle scadenze.

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