10:35 giovedì 2 Settembre 2021

Mps-UniCredit, countdown ad annuncio deal o flop, mentre i sindacati proclamano lo sciopero

Il successo dell’operazione Mps-UniCredit, su cui stanno negoziando alacremente Andrea Orcel da un lato e il Mef dall’altro, non è affatto scontato. I prossimi 10 giorni, riporta il Sole 24 Ore, saranno determinanti per sancire un eventuale accordo che stia bene a entrambe le controparti, o per decretare l’altrettanto eventuale flop delle trattative.

“Il dossier UniCredit-Mps entra nel rettilineo finale”, scrive il quotidiano di Confindustria, aggiungendo che già la prossima settimana si riuscirà a capire se il Tesoro da un parte – maggiore azionista del Monte dopo la ricapitalizzazione precauzionale del 2017, con una quota del 64% – e Orcel dall’altra saranno sulla buona strada per annunciare un deal. Un deal, si ricorda, che per UniCredit deve garantire la neutralità sul capitale e l’accrescimento degli utili.

Nella partita, come ha riferito la stessa Montedeipaschi, sono entrati anche Amco e Mediocredito Centrale. Ad Amco, partecipata dal Tesoro, il compito di liberare la zavorra dei crediti problematici dal groppone di Orcel. C’è chi ha scritto nelle ultime ore che l’AD di Piazza Gae Aulenti vorrebbe garanzie su 15,2 miliardi di crediti. Se il Tesoro dicesse sì, il costo dello Stato per salvare Mps, indubbiamente, salirebbe.

Nella not della banca diramato l’altroieri sera, si legge che “è stata, inoltre, predisposta una data room focalizzata sugli aspetti inerenti ai crediti deteriorati e crediti classificati come Stage 2 , cui ha avuto accesso Amco”.

Ma cosa sono i crediti classificati come Stage 2? Sono, praticamente, i crediti a rischio di deterioramento. “Si parla di una cessione ad Amco di 4,2 miliardi di Npe a cui si aggiungerebbe un portafoglio attorno ai 4 miliardi di stage 2 da neutralizzare con una cartolarizzazione sintetica su un totale di circa 15 miliardi”, spiega il Sole 24 Ore. Qui le trattative tra UniCredit e il Mef sono serrate, in quanto, riporta il Corriere della Sera, “secondo fonti al lavoro sul dossier, UniCredit avrebbe sollevato dubbi riguardo alla valutazione di alcuni crediti, che secondo i suoi criteri sarebbero deteriorati e non più in bonis, e di conseguenza necessiterebbero di maggiori accantomenti, in teoria”.

Lo Stato, dal canto suo, le cui mosse sono attentamente monitorate dall’Unione europea, per la precisione dal Dg Comp, deve muoversi affinché l’operazione non sia (non sembri) tale da rientrare negli aiuti di Stato (Aiuti di Stato, Leggi normativa europea).

Mps, sindacati proclamano sciopero per il 24 settembre

Intanto i sindacati sono sul piede di guerra.

In una nota delle segreterie di Coordinamento Banca Monte dei Paschi Siena, firmata da Fabi, First Cisl, Fisac Cgil, Uilca e Unisin, i sindacati hanno proclamato lo sciopero per i venerdì 24 settembre: “Come annunciato nel nostro ultimo comunicato unitario, il 24 agosto abbiamo avviato l’iter per la proclamazione dello sciopero e, esaurito senza esito il tentativo preventivo di conciliazione, in data odierna abbiamo proclamato lo sciopero delle Lavoratrici e dei Lavoratori del Gruppo MPS per il giorno VENERDÌ 24 SETTEMBRE”.

Il comunicato unitario è quello per l’appunto di qualche giorno fa, in cui le stesse sigle avevano denunciato la continua incertezza e le numerose incognite che gravano sul dossier e su cui finora il governo Draghi, a loro avviso, non avrebbe fatto chiarezza.

Si parla di molti punti oscuri e ci si interroga su Quello che il Mef e UniCredit non dicono:

“Nelle settimane che ci separano dallo sciopero – si legge nell’ultima nota, che porta la data di mercoledì 1° settembre – organizzeremo assemblee da remoto su tutti i territori per sostenere le ragioni della protesta e favorire la massima partecipazione alla giornata di sciopero. È indispensabile in questa fase ancora progettuale far sentire forte e chiara la voce delle Lavoratrici e dei Lavoratori, finora esclusa dal dibattito che si sta svolgendo intorno al futuro della Banca e del Gruppo MPS. Un dibattito che chiama in causa i dipendenti solo per declinarne gli ipotetici esuberi, senza che sia chiaro l’orizzonte di questa imponente ed indefinita operazione di aggregazione”.

“Le Lavoratrici e i Lavoratori del Gruppo MPS – spiegano i sindacati – hanno il diritto di conoscere con trasparenza quale sarà il loro destino lavorativo, quali sono le aziende coinvolte in questa vicenda (Unicredit, MCC, altre società che magari neppure applicano il Contratto del Credito?), quali potrebbero essere le loro mansioni (lo stesso lavoro, un lavoro diverso, magari meno qualificato?) e quale sarà il luogo di lavoro (lo stesso luogo o uno diverso, magari più lontano?). E per i paventati esuberi, la copertura economica del Fondo di Solidarietà sarà immodificata? E la permanenza sarà effettivamente allungata a 7 anni?”

“Invitiamo sin da ora tutte le Lavoratrici e tutti i Lavoratori di ogni realtà e di ogni struttura – dalla Rete alla Direzione Generale, dal COG e Società del Gruppo ai distaccati presso altre società – a partecipare alle assemblee che saranno convocate nei propri territori e ad aderire allo SCIOPERO di VENERDÌ 24 SETTEMBRE, a tutela dei propri diritti e per affermare la dignità del Lavoro e della nostra storia”, concludono unitariamente Fabi, First Cisl, Fisac Cgil, Uilca e Unisin.

Che ci siano molti punti oscuri sul dossier Mps-UniCredit è, di fatto, innegabile. Il Mef si sta impegnando affinché l’Ue non bolla un eventuale deal come non fattibile in quanto realizzato con gli aiuti di Stato. Ma sia Amco che Mediocredito centrale (quest’ultima potenzialmente interessata alle filiali del Sud che non interessano a Orcel) sono società pubbliche. E al pubblico, in base alle indiscrezioni sullo schema dell’operazione, andrebbe tutto ciò che Orcel non vorrebbe prendersi. “UniCredit – scrive il Sole – è interessata a Widiba mentre vede sovrapposizioni con il Centro informatico, Mps Capital Services, il Leasing & Factoring. A fronte di questi ‘desiderata’, il Tesoro invece vuole evitare spezzatini”. Ma già a livello di trattative lo spezzatino, di fatto, c’è già, visto che UniCredit è interessata solo a una parte (la migliore) di Mps. Intanto, a fronte di una seduta che per ora si conferma anemica per UniCredit, il titolo Mps avanza dell’1,64%. Intanto nel dossier più scottante sulla scrivania del premier Mario Draghi, ognuno vuole fare qualcosa ricevendo qualcos’ altro. Non per niente Milano Finanza scrive che “Mediocredito Centrale non entrerà nel deal Unicredit-Monte senza contropartite”.

 

 

 

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