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New York: scoppiano proteste anti Trump promosse da Soros

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NEW YORK (WSI) – Non solo in Oregon e in California, dove c’è chi ha lanciato già appelli perché lo Stato della Silicon Valley diventi indipendente: dopo l’elezione sorprendente di Donald Trump, anche a New York sono scoppiate le proteste. I manifestanti sono numerosi, si parla di migliaia di persone che si sono radunate a Union Square per poi marciare verso nord lungo Broadway Street e prendere d’assedio la Trump Tower.

Bloccando la circolazione nelle strade trafficate di Manhattan per 40 isolati, la folla, che pare sia sponsorizzata da Soros, è stata battezzata “i guerrieri della giustizia sociale”. Al grido di “Non il mio presidente” e “L’amore sconfigge l’odio” (“love Trumps hate”) e “P—y grabs back” (“La vagina reagisce”), uno slogan femminista di rivolta contro la frase sessista usata da Trump in fuori onda in cui diceva di voler afferrare una donna per i genitali (“grabbing a woman by the p—y”).

“È surreale, sono scene mai viste a New York City: la gente cammina per strada come un esercito di zombie posseduti sotto choc”, racconta un testimone. Secondo il comunicato diffuso dagli organizzatori di MoveOn.org, gli americani si sono riuniti in centinaia per resistere. Per farlo hanno deciso di marciare pacificamente ed esprimere la loro contrarietà al risultato delle elezioni presidenziali.

Decine di organizzazioni hanno protestato anche fuori dalla Casa Bianca, in California, in Oregon per comunicare il loro malcontento e per protestare contro la misoginia, la xenofobia, l’islamofobia e il razzismo di Trump.

“È un disastro: ci siamo battuti fino alla fine per evitare che succedesse, ma ora tutto questo è la realtà”.

“Il nuovo presidente e molti dei suoi sostenitori hanno preso di mira, insultato e minacciato milioni di noi e milioni dei nostri nemici, dei nostri familiari e dei nostri cari. Entrambe le Camere del Congresso rimangono nelle mani dei Repubblicani. Stiamo per entrare in una nuova epoca piena di sfide senza precedenti, un periodo pieno di pericoli per le nostre comunità e per il nostro paese”, dice uno degli organizzatori.

“In questo momento dobbiamo prenderci cura di noi e delle nostre famiglie e dei nostri amici, in particolare quelli che devono subire per primi un sentimento di odio, come gli ispanici, i neri, i musulmani, i migranti, gli omosessuali e molti altri. Dobbiamo fare capire a tutti che continueremo a rimanere uniti”.