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New York erge muraglia per difendersi dagli uragani

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NEW YORK (WSI) – Muraglie di cemento, argini, dune, spiagge sabbiose, barriere marine, migliaia di alberi e un quartiere nuovo di zecca sull’East River lungo il fianco più vulnerabile di Manhattan: è il piano da 20 miliardi di dollari elaborato da Michael Bloomberg per riuscire a proteggere la Grande Mela dagli uragani entro il 2050.

A 201 giorni dalla fine del mandato di sindaco, Bloomberg affida a un rapporto di 438 pagine le 250 raccomandazioni frutto dell’esperienza fatta negli ultimi due anni con gli uragani Irene e Sandy. «Gli abitanti di New York nelle aree a rischio oggi sono 398 mila ma nel 2050 saranno 800 mila» spiega Bloomberg parlando dal Brooklyn Navy Yard, che fu allagato da Sandy. I pericoli portati dal «clima estremo» sono destinati ad aumentare e vengono dalle inondazioni favorite da un livello del mare in crescita, unito al fatto che gli uragani estivi adesso arrivano fino alla Baia dell’Hudson.

Da qui il piano che risponde a tre priorità: proteggere le infrastrutture strategiche, creando difese in cemento per le centrali elettriche e i centri di distribuzione del cibo; ristrutturare tutti gli edifici vulnerabili; impedire alle acque di penetrare nelle zone abitate. È quest’ultimo compito quello più arduo e il piano di Bloomberg propone opere imponenti con la realizzazione di muraglie, portatili e non, e argini attorno a Staten Island e lungo il West Side di Manhattan, accompagnate dalla costruzione di vaste spiagge sabbiose davanti a Coney Island e la penisola Rockaway – per proteggere Brooklyn – e da barriere marine il cui progetto evoca il «Mose» veneziano. Si tratta infatti di almeno tre imponenti cancelli mobili, posizionati all’entrata di grandi canali naturali attorno a Brooklyn, per impedire che l’acqua alzata dai venti si riversi nelle aree situate a livelli più bassi.

Alle spalle di argini e barriere Bloomberg propone di piantare migliaia di alberi, posizionati in maniera da ostacolare l’afflusso delle acque, mentre cancelli impediranno al sistema fognario di essere invaso dall’Oceano.

L’intento è di blindare New York, trasformandola nel primo esempio mondiale di metropoli che si riorganizza e ristruttura per fronteggiare l’impatto di cambiamenti atmosferici oramai non più reversibili. Bloomberg vuole spingere New York ad attrezzarsi per convivere con il «clima estremo». In tale cornice il tassello più ambizioso è «Seaport City»: un quartiere da costruirsi lungo l’East River, dalla 14° Strada al Ponte di Brooklyn, sul modello di Battery Park sul lato opposto di Manhattan.

Il motivo è che proprio i grattacieli di Battery Park hanno arginato l’impatto di Sandy su lato Ovest di Manhattan mentre l’East River non ha trovato ostacoli strutturali ed è dilagato. Bloomberg parla di «decisioni urgenti» perché «questa sfida definirà il futuro», lasciando intendere di considerare gli uragani la maggior minaccia da cui New York deve difendersi: «Incombe su di noi un pericolo immediato».

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