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Nasdaq, che cosa sta succedendo al listino tecnologico?

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Nasdaq, che cosa sta succedendo al listino tecnologico?

di Alberto Artoni, Portfolio Manager US Equity di AcomeA SGR

Dopo l’incredibile performance del 2020, l’indice Nasdaq della cosiddetta “New Economy” appare decisamente meno brillante nei primi mesi del 2021, a fronte di un significativo aumento della volatilità.

Questa dinamica si può analizzare alla luce di tre elementi fondamentali: l’effetto duration, le prospettive macroeconomiche e le condizioni di mercato.

Nasdaq e tassi di interesse

Così come, a parità di tutte le altre condizioni, il prezzo di un bond a lunga scadenza scende a fronte di un rialzo dei tassi di interesse, i titoli cosiddetti “growth” soffrono a fronte di un medesimo rialzo dei tassi di interesse. Dato che il valore di un’azione non è altro che la somma dei flussi di cassa futuri scontati ad un tasso opportuno, a fronte di un aumento di questo parametro proprio le società che produrranno i maggiori utili e flussi di cassa soltanto fra molti anni soffrono di più.

Questa dinamica è ben rappresentata nel grafico sottostante, che mette in relazione il rapporto prezzo/utili del Nasdaq e l’andamento del decennale americano.
A partire dal 2019, il cambio di politica monetaria della FED ha comportato una riduzione dei tassi ed una conseguente espansione dei multipli e quindi della valutazione del Nasdaq.
Questa dinamica si è rafforzata nel 2020, dato che la pandemia ha costretto la Banca centrale ad ulteriori nuove misure espansive. È importante notare come nei primi mesi del 2021 il rendimento del decennale sia tornato a salire passando da circa l’1% al 1.5% e contestualmente abbiamo assistito ad un’iniziale contrazione del multiplo del Nasdaq.

Il rialzo del rendimento del decennale americano è dovuto ad un cambio di scenario macroeconomico. Grazie alla scoperta dei vaccini e a politiche monetarie e fiscali senza precedenti, gli operatori si attendono una robusta ripresa dell’economia a stelle e strisce. Segnaliamo in particolare come, da inizio anno, i tassi reali a 10 anni abbiano iniziato a muoversi al rialzo, seppur partendo da minimi storici e rimanendo sempre in territorio fortemente negativo (da circa -1% a -0.7%).

Stili di gestione e tassi di interesse

Nel grafico sottostante evidenziamo come un recupero dei tassi reali coincida con una sovraperformance dello stile di gestione “value” a scapito dello stile di gestione “growth”.
Anche in questo caso, nel corso del 2019 e del 2020, lo stile growth è prevalso grazie alla forte discesa dei tassi reali, ma nei primi mesi del 2021 questo trend si è invertito favorendo il recupero del value a fronte di una ancorché minima ripresa dei tassi reali.

È infine utile ricordare come quest’avvio incerto del Nasdaq potrebbe essere il sintomo di una crescente consapevolezza tra gli analisti degli eccessi valutativi di questa parte del mercato azionario americano.
Il 2020 è stato l’anno in cui il rapporto tra l’indice Nasdaq e l’indice S&P (rappresentativo del mercato nel suo insieme) ha superato i massimi del 2000, in concomitanza con quella che fu definita come “bolla delle dot-com”. Anche l’interesse diffuso per la Borsa tra i non addetti ai lavori e l’attività sul mercato primario fanno pensare proprio a quegli anni.

Oltre alla valutazione di alcune importanti IPO, segnaliamo la fervente attività delle cosiddette SPAC, che permettono alle società di quotarsi con un livello di trasparenza ben inferiore da quanto previsto per il tradizionale processo di IPO.
Proprio il posizionamento estremo del mercato a favore dei titoli growth potrebbe ulteriormente favorire un altrettanto robusto recupero dei titoli cosiddetti “value” in un contesto macroeconomico caratterizzato da una dinamica di ripresa dell’economia.