Mercati

Morgan Stanley: con una Fed “colomba” cresce il “rischio bolla”

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L’atteggiamento attendista della Federal Reserve starebbe incrementando il rischio-bolla sui mercati. La differenza fra i tassi dei fondi federali e il tasso di crescita dei prezzi al consumo, infatti, ha raggiunto il suo massimo storico – in 60 anni di dati disponibili. Quello tenuto dalla Fed nel corso dell’ultima riunione è un atteggiamento “decisamente da colomba” che Morgan Stanley ritiene collegato ai segnali che indicano un mercato iper-comprato. La Fed, da parte sua, non ha dato segnali chiari sul rialzo dei tassi limitandosi a proiettare la fine del piano di acquisti alla meta del 2022. Ciò implicherebbe che i tassi resteranno fermi almeno fino a giugno, mentre ci si augura che le pressioni inflazionistiche andranno scemando assieme ai colli di bottiglia sull’offerta di vari prodotti.

Morgan Stanley, perché vede una bolla sui mercati

“I rischi di una bolla di mercato stanno crescendo”, ha detto la cio di Morgan Stanley Wealth Management, Lisa Shalett, invitando gli investitori a “guardare i dati del mercato del lavoro, le valutazioni sui guadagni futuri al 2022 e gli indicatori di posizionamento di paura/avidità, che si stanno avvicinando a condizioni di iper-comprato estremo”.

Non è tutto: “I tassi reali negativi più bassi di tutti i tempi possono creare eccessi e” porre le basi per “scarsi rendimenti futuri”, ha aggiunto Shalett, che si dice preoccupata “sul fatto che la politica della Fed sia avulsa dai fondamentali”.

Le azioni continuano ad essere alimentate dall’eccesso di liquidità e dalla retorica dovish della Fed sui rialzi dei tassi“, ha scritto Shalett. Si tratta di “una dinamica che premia la devozione all’investimento passivo nell’indice S&P 500” e i suoi maggiori componenti altamente valutati, “che dipendono da un regime di tassi bassi”, ha affermato la Cio di Morgan Stanley, riferendosi probabilmente ai titoli growth come Amazon e Tesla. “I tassi reali negativi sostengono le attività di lunga durata e orientate alla crescita, ma contribuiscono alle bolle di attività e alla cattiva allocazione del capitale”.