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MERCATI FINANZIARI: L’ OUTLOOK (13/01/06)

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(WSI) – USA: l’atteso dato sulla bilancia commerciale di novembre ha evidenziato una riduzione in termini nominali e destagionalizzati, passando da 68,1 a 64,2Mld$, che rappresenta pur sempre il terzo maggior livello di deficit mai registrato su base mensile. La contrazione è stata determinata da due fattori in particolare: 1) buon andamento delle esportazioni che su base mensile hanno segnato un incremento dell’1,8% a fronte invece di un calo dell’1,1% delle importazioni. Le esportazioni sono state sostenute soprattutto dal favorevole andamento dei beni capitali, in particolare del settore aereo; 2) calo in valore delle importazioni di prodotti petroliferi (in cui sono inclusi il petrolio ed i prodotti raffinati) grazie al ridimensionamento del prezzo del greggio. La pubblicazione del dato insieme alle contestuali dichiarazioni di Trichet in sede di conferenza stampa hanno comportato un rafforzamento del Dollaro che è arrivato fino alla soglia di 1,20 vs. Euro. Il movimento di ieri è stato congruente con le indicazioni desunte dall’analisi tecnica: nel range 1,205/1,22 passano infatti le medie mobili di lunghissimo periodo calcolate su diversa base. Ribadiamo al momento pertanto l’importanza nel breve termine del livello di resistenza ad 1,22. Moskow, membro non votante del fomc nel 2006, ha ieri dichiarato di attendersi una crescita nel 2006 compresa nel range 3,25%-3,5%, ribadendo che saranno necessari ulteriori rialzi dei tassi per portarli al livello di neutralità. Lo stesso Moskow ha aggiunto che l’inversione della curva dei tassi non preluderebbe ad una fase recessiva. L’asta sul 10 anni Tips si è chiusa ieri con un rapporto di copertura nella media ed una elevata quota di sottoscrizione da parte degli indirect bidders (60%). Oggi l’attenzione è focalizzata soprattutto sul dato sulle vendite al dettaglio, utili per monitorare l’andamento della spesa per consumi nel periodo natalizio.

Europa: come nelle attese la riunione della Bce si è conclusa con un nulla di fatto sui tassi di interesse. Nella conferenza stampa successiva alla riunione Trichet se da un lato ha continuato a ribadire che i rischi sull’inflazione sono al rialzo e per questo rimane necessario un continuo monitoraggio della dinamica inflattiva, dall’altro ha confermato quanto espresso nell’ultimo bollettino ovvero che i rischi sulla crescita sono al ribasso, avvalorando l’ipotesi di una battuta d’arresto nella fase di rialzo dei tassi di interesse. Qualche tensione sui prezzi potrebbe emergere nel mese di gennaio. Dopo il rallentamento della dinamica inflattiva registrato a novembre e dicembre, il mese di gennaio dovrebbe risentire in parte di un rialzo del prezzo del greggio ed in parte di un adeguamento delle tariffe e dei prezzi dei beni amministrati.

Asia-Pacifico: cali, stamattina, per i corsi azionari dei settori legati alle materie prime ed all’estrazione mineraria, innescati dall’annuncio della sudcoreana Posco di un forte calo dei profitti. Il Nikkei 225, in una seduta priva di direzione, è comunque riuscito a chiudere in territorio positivo (+0,06%), con lo Yen che si è lievemente deprezzato, arrivando ad essere scambiato a 114,8 contro Dollaro. Una parziale delusione è arrivata dagli ordinativi di macchinari core che, in ottobre, sono aumentati sostanzialmente meno delle attese, pur evidenziando un progresso del 2,3% sul mese, su base destagionalizzata, corrispondente ad una variazione tendenziale annua dello 0,2%. Gli ordinativi anticipano la spesa per capitale da parte delle aziende di tre-sei mesi, con l’investimento in capitale fisso che continua a rimanere la spina dorsale dell’attuale espansione economica nel Sol Levante.

Commodity: i timori sulla ripresa dei programmi nucleari dell’Iran ed il taglio della produzione in Nigeria spingono ulteriormente al rialzo il prezzo del greggio che nella seduta di ieri ha toccato un massimo di 65,05 $/b per poi chiudere a 63,94 $/b. La ripresa della ricerca nucleare potrebbe infatti ridurre gli investimenti nel settore petrolifero, mentre in Nigeria la Royall Dutch Shell ha bloccato il 10% dell’output dopo che un sabotaggio ha causato lo scoppio di un suo oleodotto. Tra i preziosi chiude in lieve calo il prezzo dell’oro dopo che il rafforzamento del dollaro ha ridotto l’attrazione per il lingotto.

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