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Mercati destinati a una “stagnazione eterna”

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ROMA (WSI) – Senza l’aiuto di una politica di sostegno non convenzionale è possibile che gli Stati Uniti e le altre principali economie mondiali possano non ritornare mai a una piena occupazione e a una forte crescita. E che ci si debba rassegnare a un periodo di “stagnazione secolare“.

È questo il “Summers” pensiero sollevato dall’ex segretario del Tesoro Usa. Malgrado quanto si dica, Larry Summers, vicino ai poteri forti della finanza, non è affatto un falco monetario. Anzi, dalle sue dichiarazioni si può definire uno dei sostenitori delle politiche ultra accomodanti della Fed. Ma non fino al punto dove siamo arrivati ora.

Come riportato dal Financial Times, secondo Summers, che era in pole position per il ruolo di numero uno della banca centrale Usa prima di venire scalzato da Janet Yellen, credere in una stagnazione secolare comporta automaticamente il desiderio di bolle speculative che sostengano la domanda.

Questa idea, spiega Summers, fa confusione tra la previsione e la raccomandazione, però. Inoltre, bisogna tener presente che nell’ultimo decennio bolle speculative e credito facile sono stati sufficienti solo a stimolare una crescita economica moderata.

Ovviamente, secondo l’ex consulente di Obama, sarebbe meglio sostenere la domanda attraverso investimenti produttivi o tramite un consumo di alto valore, piuttosto che gonfiando la domanda stessa artificialmente con bolle speculative. Allo stesso tempo, tuttavia, bisogna riconoscere che tassi d’interesse bassi aumentano i valori patrimoniali e portano gli investitori ad assumere maggiori rischi, rendendo più probabile la formazione di bolle speculative.

Summers, attualmente direttore del National Economic Council, sottolinea dunque che il rischio di instabilità finanziaria fornisce un ulteriore motivo per cui prevenire una stagnazione strutturale è fondamentale.

Detto questo, se da un lato proporre la formazione di bolle speculative come strumento di politica è poco lungimirante, dall’altro se dovessero palesarsi allora “attraverseremmo quel ponte”.

Nel frattempo la stagnazione potrebbe essere diventata la nuova normalità. Ma solo per il 90% della popolazione e non per quel 10% che trarrà beneficio giorno dopo giorno dal tentativo senza sosta della Fed di far arrivare il mondo su questo ponte il prima possibile.