
Domenica scorsa sono andato al Maradona a vedere la partita contro il Genoa. Nei pressi dello stadio era un brulicare di gente e di bandiere. L’entusiasmo era alle stelle ed il calore con cui i giocatori di Conte sono stati accolti a Fuorigrotta era da far tremare i polsi. Non c’era uno che avesse dubbi sulle capacità di Conte e sulla forza di una squadra che in tre partite aveva prima raggiunto poi superato l’Inter. Ma la partita non è andata come tutti si aspettavano. Alla fine gli azzurri non sono andati oltre il 2-2 contro un freschissimo Genoa e si sono visti risucchiare due dei tre punti di margine che l’Inter aveva nei loro confronti.
Sin qui la cronaca sportiva. Tuttavia, da queste colonne vorrei occuparmi degli aspetti e dei risvolti psicologici che hanno condizionato, giocatori, tifosi e società al termine della partita stessa.
Ne parlo perché in molti articoli di questa mia rubrica, ho affrontato temi che riguardano l’approccio emotivo sia alla vita che agli investimenti, aspetti che non possono essere assolutamente disgiunti.
Ma andiamo per ordine. All’uscita dallo stadio i commenti dei tifosi delusi erano diametralmente opposti a quelli palesati prima della partita stessa. Conte non era più il guru che avevano creduto che fosse; il Napoli non era all’altezza della situazione; ora l’Inter avrebbe recuperato lo svantaggio e raggiunto se non superato il Napoli che non avrebbe più vinto, così, il suo quarto scudetto.
La condizione emotiva è passata dall’ottimismo sfrenato al pessimismo più cupo. Un giornalista dichiara in diretta radio di aver modificato le pagelle degli azzurri al triplice fischio finale, sottolineando, involontariamente, che il suo giudizio era stato condizionato dal risultato finale e non dal gioco espresso da ciascun calciatore.
Accade spesso anche a chi investe. Ci si lascia trasportare dall’entusiasmo di crescite forti dei prezzi, si entra nei mercati (o sul carro del vincitore) senza aver valutato tutte le caratteristiche dell’investimento, per uscirne in perdita ai primi storni di mercato (o scendendo dal carro del vincitore) capitalizzando perdite importanti che avrebbero potuto essere evitate se gli approcci, in entrambi i casi, fossero stati diversi. Pensate anche ai tanti tifosi dell’Inter, che in occasione della semifinale di Champions League avevano lasciato lo stadio prima del pareggio in extremis di Acerbi, perdendosi non solo l’emozionante finale dei tempi regolamentari, ma dovendo rinunciare anche a godere della vittoria maturata nei supplementari.
Chi ha vinto? Chi vincerà? Innanzitutto vince chi resta, chi resta e guarda fino in fondo la partita, chi è pronto a sostenere i propri alfieri, chi fa del momento di difficoltà il suo momento migliore, nella vita, nello sport e negli investimenti.
Tifoso e risparmiatore. Napoli e Inter. Chi vincerà? Chi sarà più lucido, chi saprà vivere le emozioni senza fare in modo che siano queste a vincere la partita.