Editoriali

“Il paradosso della longevità”, da Mercati che fare

Quella di chi fa informazione, quella di chi si afferma come consulente finanziario, quella di chi opera all’interno di organizzazioni che si occupano di gestire miliardi di risparmi. Gli assicuratori, i bancari in senso lato, le istituzioni, dovrebbero avere chiaro come questo sia il tema dei temi e di come, per i prossimi anni dovrebbe trasformarsi in una vera missione sociale: occuparsi di longevità, di demografia, di popolazioni vecchie e giovani e di missione.

«Abbiamo ottenuto una vittoria sorprendente nel prolungare la nostra vita, ma concentriamo molta più attenzione sull’aggiunta di anni che sull’assicurare che gli anni che abbiamo guadagnato possano essere ben vissuti». È il paradosso della longevità.

Vogliamo invecchiare ma non essere vecchi.

Trovo aberrante l’attenzione sbilanciata verso la quantità (di anni di vita) senza occuparsi della qualità della vita stessa. Questo approccio avrà conseguenze per gli anziani, per coloro che se ne prendono cura, per la società e per i budget dei programmi sociali su cui tutti facciamo affidamento.

È importante capire l’invecchiamento, quanto può essere difficile e quanto può essere positivo. Se non lo comprendiamo meglio, continueremo a essere impreparati alle sue sfide, a perdere le parti migliori e a non avere la conoscenza di cui abbiamo bisogno per aumentare le nostre probabilità di una vecchiaia migliore, sia nella nostra vita che come società.

L’invecchiamento, come la vita stessa, non rispetta le indicazioni stradali. Bisogna mappare l’invecchiamento in un modo nuovo. Ma è sulla linea del tempo che dobbiamo incastonare le scelte di chi investe.

Comprendere il paradosso della longevità deve aiutarci ad affrontare problemi che richiedono urgentemente la nostra attenzione e che le relative soluzioni ci aiuteranno a mettere in sicurezza quei giorni in più che abbiamo aggiunto alla nostra linea del tempo.