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Manipolati titoli Rcs e Tod’s: truffatore Proto patteggia

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ROMA (WSI) – La prima sezione penale del tribunale di Milano ha accolto la richiesta di patteggiamento di Alessandro Proto a tre anni e 10 mesi, con una multa di 20mila euro. La proposta aveva avuto anche l’approvazione dalla procura di Milano, rappresentata dal pm Isidoro Palma, che aveva condotto le indagini.

Proto era accusato di manipolazione del mercato su titoli Rcs e Tod’s, ostacolo all’autorità di vigilanza (Consob) e truffa. Il 10 giugno scorso, il Gup Stefania Pepe aveva respinto una precedente richiesta di patteggiamento a tre anni e otto mesi, considerandola «non congrua». I giudici hanno anche stabilito per Alessandro Proto l’interdizione per due anni dai pubblici uffici, dall’attività finanziaria e commerciale e la possibilità di trattare con la pubblica amministrazione per due anni.

Nella sentenza, il tribunale ha stabilito che il finanziere italo-svizzero dovrà pagare le spese processuali, le spese di detenzione, 2.500 euro a ogni parte civile che si era costituita per le spese di procedimento, oltre alla confisca dei beni messi sotto sequestro.

Le motivazioni della sentenza saranno pubblicate entro 30 giorni. Alessandro Proto é stato indagato dalla procura di Milano in quanto, secondo l’ipotesi accusatoria,«divulgava false informazioni concretamente idonee ad alterare in maniera sensibile il prezzo delle azioni Rcs-Mediagroup e Tod’s», come riportato nell’ordinanza di arresto a suo carico del febbraio scorso.

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In particolare, stando agli inquirenti, il finanziere italiano residente in Svizzera «affermava falsamente l’acquisto di azioni Tod’s da parte di investitori privati sotto la guida della sua società Alessandro Proto Consulting S.a. e divulgava false informazioni in merito ad acquisti di azioni Rcs e di patti di sindacato da azionisti Rcs».

L’ipotesi di reato di truffa, invece, é relativa ad alcune operazioni con imprenditori. Nel dettaglio, in occasione dell’arresto di Proto (il 14 febbraio scorso) era emerso, secondo l’accusa, che la sede di Milano della Proto Organization veniva utilizzata per «allettare ingenui imprenditori con proposte di finanziamento, evocando nomi prestigiosi di istituti di credito anche stranieri, con i quali» si «millantano rapporti di joint-venture in realtà inesistenti».

Il sistema, come ricostruito in fase di inchiesta, condotta dal pm Isidoro Palma, prevedeva da parte degli imprenditori il pagamento di somme tra i 5mila e i 7mila euro alla società di Proto per la preparazione di un business plan, presentato come «condizione sine qua non per avviare la pratica di finanziamento».

Tuttavia, poi non solo il prestito non veniva erogato ma non risultano avviate neanche le pratiche. Lo stesso sistema, riportava il giudice Donadeo nell’ordinanza di arresto di Proto, con l’anticipo di denaro veniva «adottato da Proto per istruire pratiche finalizzate alla vendita di prestigiosi immobili».
(RADIOCOR)