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LA RITIRATA FRANCESE

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Il nuovo capo di Vivendi, Jean-René Fourtou, ha annunciato, come se fosse un successo, che la compagnia non venderà Universal Music, la maggiore impresa mondiale di musica registrata. Ma la notizia è la foglia di fico con la quale si vuole coprire la ritirata, la “grande retraite” del più grande conglomerato messo su dall’industria mondiale dell’intrattenimento.

Fourtou cerca compratori per la “fetta” più grande di Vivendi, Universal Entertainment, creata lo scorso anno con l’acquisto di Usa Networks, che include Universal Studios, una delle più grandi case cinematografiche di Hollywood, parchi di divertimento e televisioni via cavo. “Credete davvero che i francesi possano continuare a fare film a Los Angeles?”, ha chiesto Fourtou, aggiungendo che ora si concentrerà sugli affari in Europa: a parte la musica, soprattutto telecomunicazioni. Insomma, una “ritirata strategica”, un ripiegamento in vista del rilancio.

Vivendi, già in crisi, ha ora crescenti difficoltà sul mercato americano, dove il nazionalismo francese è diventato un ostacolo imbarazzante nel settore dei media e dello spettacolo. Però anche il mercato interno francese perde colpi. Il prodotto lordo dell’ultimo trimestre dello scorso anno è stato -0,1 per cento, il peggiore dal 1991. E le incertezze circa la situazione irachena, cui Parigi ha contribuito non poco con la politica dilatoria e la minaccia di veto all’Onu, ha ulteriormente depresso l’andamento del primo trimestre.

La cessazione del conflitto ha generato negli Stati Uniti, e anche da noi, un aumento degli indici che indicano un clima di fiducia; in Francia, invece, l’indice di fiducia degli operatori economici di aprile registra una diminuzione a 92, rispetto al 95 di marzo e al 100 della situazione media. Il deficit di bilancio francese, data la debolezza della congiuntura, dovrebbe salire al 3,7 per cento a causa dell’aumento delle spese militari e delle elevate spese per le pensioni. Ora Parigi spera che il basso prezzo del petrolio, conseguente alla sconfitta di Saddam, possa aiutare l’industria europea a riprendersi, sospingendo in alto anche quella francese.

Insomma, il recupero dalla retraite, anche per Parigi, dipende in fondo dagli americani.

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