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Oggi, mercoledì 7 maggio, il Federal Open Market Committee (FOMC) della Federal Reserve alzerà il velo sul costo del denaro Usa. Nonostante le pressioni del presidente Donald Trump per una riduzione dei tassi d’interesse, gli analisti prevedono una conferma dell’attuale intervallo tra il 4,25% e il 4,5%.
Le previsioni degli analisti
È di questa idea Filippo Diodovich, Senior Market Strategist di IG Italia, secondo cui la banca centrale Usa confermerà l’approccio cauto del “wait and see” in un contesto segnato da forti incertezze economiche e rischi crescenti su entrambi i fronti del suo doppio mandato: stabilità dei prezzi e piena occupazione.
“Riteniamo che sia abbastanza scontato dai mercati finanziari che il FOMC lascerà i tassi di interesse (tassi sui Fed funds) nel range 4,25% e 4,50%. La scelta prolungherebbe la pausa iniziata a gennaio nel ciclo di normalizzazione della politica monetaria, permettendo alla Federal Reserve di continuare a osservare gli sviluppi delle variabili macroeconomiche (disoccupazione, inflazione e crescita economica) con maggiore cautela”.
Cosa si aspettano i mercati?
Secondo il CME FedWatch Tool, il mercato prevede con una probabilità del 96% che la Federal Reserve mantenga invariati i tassi d’interesse nell’intervallo attuale del 4,5% durante la riunione odierna La probabilità di un taglio dei tassi di 25 punti base è stimata al 3,1%. Guardando oltre la riunione di oggi, il CME FedWatch indica una probabilità del 70% che la Fed mantenga i tassi invariati anche nella prossima riunione di giugno. Tuttavia, per la riunione di luglio, la probabilità di un taglio dei tassi sale all’80%, riflettendo le aspettative del mercato per un allentamento monetario nel corso dell’estate
Cosa guardare nel comunicato?
I fari del mercato si concentreranno dunque sul comunicato del FOMC, che dovrebbe segnalare un’economia in raffreddamento, abbandonando il riferimento al “ritmo solido” utilizzato da lungo tempo. Secondo Diodovich, la FED dovrebbe riconoscere un forte aumento dei rischi su entrambi i fronti del mandato: da un lato la probabile crescente inflazione spinta dai dazi dell’amministrazione Trump, dall’altro un indebolimento nel mondo del lavoro.
Powell cederà alle pressioni di Trump?
Nel frattempo, il presidente Usa ha intensificato le sue critiche alla Fed, esortando pubblicamente Powell a tagliare i tassi. In uno degli ultimi post su Truth Social, Trump ha scritto:
“La benzina sotto 1,98 dollari al gallone, il prezzo più basso in anni, i prezzi dei generi alimentari giù, l’energia giù, i tassi dei mutui giù, l’occupazione è’ forte e molte altre buone notizie, con miliardi di dollari che arrivano dai dazi. Siamo solo in una fase di transizione. Non c’è inflazione, la Fed dovrebbe abbassare i tassi!”.
Powell, dal canto suo, ha ribadito l’indipendenza della Fed, affermando che le decisioni sui tassi saranno basate esclusivamente sui dati economici, sottolineando nel contempo che l’incertezza economica derivante dalle politiche tariffarie e migratorie potrebbe alimentare l’inflazione, giustificando un approccio prudente.
A questo proposito, Diodovich ha spiegato:
“Dobbiamo sottolineare che le decisioni della Federal Reserve sono prese all’interno di un comitato, il Fomc composto da 12 membri votanti, 7 del Board of Governors compreso Powell e 5 presidenti delle Fed regionali. Il voto di Powell è significativo ma non vincolante o decisivo.
E ha poi concluso:
Le pressioni di Trump su Powell in realtà sono sul comitato monetario che dovrà decidere quale obiettivo perseguire con maggiore priorità: la stabilità dei prezzi o la piena occupazione. Crediamo che Powell e gli altri banchieri centrali cercheranno di sostenere l’occupazione al costo di avere per un certo periodo un’inflazione più elevata rispetto ai target prefissati”.