Investimenti

Italiani restano liquidi, nonostante “tasse occulte” del conto corrente

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A dispetto dei tassi zero che, negli ultimi anni, hanno determinato rendimenti nulli  per i conti correnti, i risparmiatori italiani continuano a mantenersi liquidi. Lo dimostrano gli ultimi dati di Bankitalia evidenziano a fine 2018 uno stock di quasi 1.400 miliardi di euro nei conti correnti. Una cifra enorme, che ha subito un aumento di circa 300 miliardi dal 2008.

La scelta quella di tenere i risparmi parcheggiati in banca, per quanto in apparenza la meno rischiosa, non è esente da aspetti negativi.  Come spiega Andrea Gennai, in un articolo pubblicato sul Sole 24 Ore:

“La massiccia esposizione alla liquidità espone a rischi palesi (le regole sul bail in per chi ha oltre 100mila euro oppure una tassazione patrimoniale) e rischi occulti come l’inflazione. Il risparmiatore medio snobba l’impatto del rialzo dei prezzi anche perché negli ultimi anni l’aumento del costo della vita è decisamente più contenuto rispetto a 20 o 30 anni fa. Ma l’inflazione continua a lavorare in silenzio e nel 2018 è stata in media poco sopra l’1%, inferiore alla media dell’area euro. Questo non impedisce che, in assenza di rendimenti, l’inflazione di fatto abbia “bruciato” almeno 10 miliardi di euro (visto che alcuni depositi sono remunerati)”.

Per non parlare del fatto che “oggi nell’area euro il tasso di riferimento Bce resta ancorato a zero e per strappare qualche decimale occorre vincolare i propri soldi su un conto deposito. L’assenza di alternative remunerative a rischio zero spinge i risparmiatori a tenere i soldi sul conto anche se la gestione costa secondo l’ultima indagine di Banca d’Italia (in media 79 euro annui quelli tradizionali e 15 euro per quelli online)” si legge ancora nell’articolo.

Ma quali sono i motivi che spingono gli italiani a chiudere i risparmi nei forzieri dei conti corrente senza valutare altre strade? Oltre alla scarsa conoscenza di prodotti alternativi ai buoni fruttiferi e conti deposito “un altro fatto che spinge gli italiani a essere molto liquidi – ha detto Matteo Serio, direttore commerciale e socio AcomeA Sgr al Sole 24 Ore– è la scarsa copertura assicurativa. Siamo un popolo che, se escludiamo la copertura obbligatoria per l’auto, ricorre poco frequentemente ad altre coperture (dal Vita, al rischio invalidità e altro). Si tengono i soldi sul conto per far fronte alle emergenze ma non è una soluzione efficiente”.