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Italia: è fuga dal mattone, si preferisce puntare su Posta e Bot

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ROMA (WSI) – Il mattone ha smesso di essere l’investimento ideale degli italiani. Secondo l’indagine di Acri con Ipsos oggi solo il 24% degli italiani continua ad essere affezionato all’investimento immobiliare rispetto al 35% del 2012 e al 70% del 2010.

Crescono invece, raggiungendo il nuovo massimo storico per l’indagine, quanti reputano questo il momento di investire negli strumenti ritenuti più sicuri: risparmio postale, obbligazioni e titoli di stato.

La preferenza degli italiani per la liquidità è stabilmente elevata: riguarda 2 italiani su 3; inoltre chi investe lo fa solo con una parte minoritaria dei propri risparmi.

Rispetto al 2013 è costante la quota di italiani possessori di certificati di deposito e di obbligazioni (10%); cresce la quota di coloro che dichiarano di aver sottoscritto assicurazioni sulla vita/fondi pensione (dal 19% al 24%), salgono lievemente i possessori di fondi comuni di investimento (dal 12% al 14%), di azioni e titoli di Stato (entrambi dal 7% all’8%), risultano invece in discesa i possessori di libretti di risparmio (dal 23% al 22%).

La preferenza per gli immobili scende ovunque nella penisola, ma è nel Nord Ovest che si registra il calo più marcato, dal 30% al 22%. Crescono – raggiungendo il nuovo massimo storico del 36% – coloro che reputano questo il momento di investire negli strumenti ritenuti più sicuri (risparmio postale, obbligazioni e titoli di Stato). Il numero complessivo degli amanti dei prodotti più a rischio cresce anch’esso, attestandosi all’8%. Rimane costante il numero di coloro che ritengono sbagliato investire in una qualsiasi forma (il 18% nel 2010, il 23% nel 2011, il 28% nel 2012, il 32% nel 2013 e nel 2014): sono ormai quasi un terzo degli italiani.

Gli italiani si dichiarano delusi dall’Ue ma non ne mettono in dubbio l’utilità, soprattutto per il futuro: il 51% ha fiducia nell’Unione. La delusione è forte invece rispetto all’euro: il 74% ne è insoddisfatto, anche se gli quelli convinti che tra 20 anni essere nella moneta unica sarà un vantaggio salgono dal 47% al 52%. Emerge dall’indagine sul risparmio condotta da Ipsos per l’Acri. Il 56% ritiene comunque che la crisi italiana sia causata dal malgoverno negli ultimi anni non dall’Ue.
(AGENZIE)